I nostri smartphone possono davvero spiarci o si tratta solo di un semplice luogo comune? Scopriamolo insieme
Gli smartphone sono i nostri fedeli alleati nella vita quotidiana. Ormai nessuno potrebbe immaginare la propria vita senza: anche coloro che disprezzano i social non possono fare a meno di sfruttare questo strumento per effettuare chiamate o mandare messaggi.
Ma proprio per il fatto che questo dispositivo è sempre con noi, è capitato a tutti di chiedersi se fosse anche in grado di ascoltare le nostre conversazioni e di spiarci.
Si tratta solo di un argomento da paranoici o la tecnologia potrebbe davvero ritorcersi contri di noi e spiarci come una sorta di Grande Fratello portatile? Oggi proviamo a rispondere a questa domanda.
La raccolta dei dati e l’accesso a microfono e fotocamera delle applicazioni
Le app sui nostri smartphone utilizzano dei sistemi di tracciamento che raccolgono dati sulla nostra posizione e sulle nostre abitudini e preferenze. Questo avviene principalmente per garantirci un’esperienza di utilizzo migliorata, ma questo tipo di tracciamento avviene tramite applicazioni. Per esempio Google.
Le app ci tracciano spesso di default, ovvero può essere che ci richiedano il permesso per poterlo fare o che diano per scontate alcune preferenze che siamo noi a dover disattivare se preferiamo che non siano a conoscenza dei nostri spostamenti o delle nostre preferenze. Lo stesso avviene anche per quanto riguarda l’acceso alle immagini salvate sul dispositivo o alla nostra fotocamera.
Ma al di là delle app, i nostri dispositivi possono spiarci?
L’Intelligenza Artificiale e la sua capacità di sorvegliarci
Recentemente ha fatto scalpore negli USA il caso di Cox Media Group, ovvero un’azienda che aveva presentato a Google, Amazon e Meta, la possibilità di creare delle inserzioni pubblicitarie ad hoc per i loro utenti basate su dati vocali raccolti tramite dispositivo attraverso un software di intelligenza artificiale chiamato Active Listening, ovvero un Ascolto Attivo. La faccenda ha fatto sorgere parecchie perplessità rispetto alla tutela della privacy.
“Con Active Listening, CMG può ora usare i dati vocali per indirizzare la tua pubblicità esattamente alle persone che stai cercando”
“Immagina un mondo […] in cui nessun mormorio pre-acquisto rimane inascoltato e i sussurri dei consumatori diventano uno strumento per indirizzare, ritargettizzare e conquistare il tuo mercato locale”.
Insomma, questa Intelligenza Artificiale, stando a quanto riportato da CMG, sarebbe in grado di spiare le nostre conversazioni e raccogliere dati su di noi mentre non ce ne accorgiamo.
Il risultato del polverone è stato che le grandi agenzie informatiche hanno fatto un passo indietro e detto: “No, grazie”, ma siamo sicuri che non facciano già qualcosa di simile? Gli algoritmi su cui sono strutturati, forse non sono in grado di ascoltarci, ma sono comunque in grado di spiarci anche se in modo indiretto, imparando a memoria le nostre abitudini.
Siri riesce a spiarci?
Un’ altra domanda che spesso sorge quando si pensa all’assistente vocale che abbiamo in casa o sul cellulare, come ad esempio Siri, è che possa ascoltarci quando vuole visto che risponde ad un richiamo, un po’ come al canonico “Ehi, Siri”. Facciamo luce anche su questo aspetto.
Quando attiviamo Siri chiamandola, lei ci ascolta per rispondere al nostro comando ma, stando a quanto assicurato da Apple, i dati vocali non vengono inviati ai server di Apple finché Siri non si disattiva, ovvero: nessuno ci sta ascoltando da remoto mentre parliamo con lei.
Dopo aver ascoltato la nostra richiesta, Siri la elabora e quando torna dormiente, invia le informazioni ai server di Apple ma i dati vengono comunque trattati ne rispetto della tutela della privacy degli utenti e solo con la finalità di perfezionare il servizio di Siri. Inoltre, l’utente può gestire in autonomia le impostazioni della privacy per quanto riguarda Siri, disattivando la registrazione delle interazioni vocali.
Siri non è mai in ascolto continuo ma entra in gioco solo quando siamo noi ad attivarla, nonostante in passato ci siano state diverse polemiche inerenti a questo tema.
Le forze dell’ordine possono spiarci attraverso lo smartphone?
Chiunque abbia visto un film d’azione si sarà chiesto se è possibile che la polizia ascolti davvero le nostre telefonate o ci controlli. Ovviamente speriamo che questo riguardi una mera curiosità e non un tentativo di nascondere affari illeciti, e per soddisfare questa curiosità siamo qui per dirvi che sì, possono farlo.
Esistono degli strumenti e software particolarmente avanzati che possono infiltrarsi nei dispositivi e raccogliere informazioni come messaggi, registrazioni vocali e dati di geolocalizzazione. Si tratta di strumenti sofisticati che possono essere utilizzati solo dalle forze dell’ordine e non di dominio pubblico.
Questi software possono monitorare comunicazioni in tempo reale, ma le forze dell’ordine possono utilizzarli solo se hanno ottenuto un mandato, altrimenti si tratta di abuso di potere.
Le normative a riguardo non sono uguali in tutti i Paesi. Infatti, esistono leggi specifiche che tutelano gli indagati o che sottolineano quali sono le tipologie di informazioni che possono essere ricercate all’interno di un dispositivo e quali no.
Conclusioni
In poche parole, spesso pensiamo che spiare significhi ascoltare di nascosto. In realtà, veniamo costantemente spiati da strumenti che utilizziamo ogni giorno.
Per esempio, Instagram ci spia per scoprire cosa ci piace e mostrarcelo più assiduamente nel Feed in modo tale che aumenti il nostro tempo di permanenza sul social e lo stesso fa Google per mostrarci tra i primi risultati di ricerca ciò che potrebbe interessarci maggiormente.
Questo vuol dire che ci spiano, che attraverso i loro algoritmi imparano a conoscerci e a scoprire cosa facciamo nel quotidiano. Forse non sono in grado di ascoltarci parlare, ma questo non vuol dire che rispettino comunque a pieno la nostra privacy.
Ora sapete che effettivamente gli smartphone possono diventare dei dispositivi di ascolto ma solo quando si tratta di indagini di polizia, in tutti gli altri casi, o almeno finché programmi AI come quello di CMG non diventeranno realtà, sono le app a tracciarci e a imparare a memoria le nostre attività preferite, non tanto il nostro caro smartphone.
Ci sarà sempre un alone di mistero su quanti dati effettivamente giganti come Apple e Samsung abbiano raccolto su di noi nel coso degli anni, ma la vera domanda è una sola: cosa avete da nascondere?