Negli ultimi anni, la crescente consapevolezza sui rischi per la salute legati ai materiali utilizzati in cucina ha portato a una maggiore attenzione verso gli utensili di plastica.
Dopo le già note preoccupazioni riguardo le pentole in teflon e i persistenti inquinanti PFAS, un nuovo studio pubblicato sulla rivista specializzata Chemosphere ha sollevato l’allarme sui rischi associati agli utensili da cucina in plastica.
Questo studio ha messo in luce la presenza di ritardanti di fiamma tossici derivanti dal riciclo della plastica contenuta nei dispositivi elettronici, come computer e televisori, utilizzata poi per realizzare utensili da cucina.
Ritardanti di fiamma e salute umana
L’indagine ha rivelato che questi ritardanti di fiamma, specificamente i polibromodifenileteri (PBDE), possono avere gravi conseguenze sulla salute umana. Infatti, le persone con i livelli più alti di PBDE nel sangue hanno un rischio significativamente maggiore, circa il 300% in più, di sviluppare il cancro rispetto a chi ha livelli più bassi. Il decabromodifeniletere (decaBDE), uno dei ritardanti di fiamma più pericolosi, è stato vietato negli Stati Uniti nel 2021 a causa dei suoi effetti cancerogeni e dei danni che provoca al sistema endocrino, alla tiroide e al sistema riproduttivo. Tuttavia, nonostante le restrizioni, il decaBDE continua ad essere trovato in un numero significativo di utensili da cucina in plastica nera.
La preoccupazione maggiore riguarda il contatto diretto di questi utensili con cibi caldi, situazione in cui i composti tossici possono essere rilasciati più facilmente nei nostri alimenti. L’esposizione giornaliera stimata al decaBDE è di circa 34,7 parti per milione, un livello che supera ampiamente i limiti di sicurezza stabiliti dall’Unione Europea.
Non solo gli utensili da cucina sono sotto esame, ma anche altri oggetti di uso quotidiano come giocattoli e contenitori per alimenti. Lo studio ha evidenziato che un’alta percentuale di questi prodotti, l’85%, contiene ritardanti di fiamma tossici a livelli dannosi, con concentrazioni che possono raggiungere i 22.800 mg/kg di prodotto. Gli effetti sulla salute legati a questi composti includono, oltre al cancro, disturbi endocrini, neurotossicità e problemi di sviluppo.
In risposta a queste preoccupazioni, gli esperti consigliano di sostituire gli utensili in plastica nera con alternative più sicure, come il legno, l’acciaio inossidabile e il silicone di alta qualità . L’acciaio inossidabile è particolarmente raccomandato grazie alla sua natura inerte e alla resistenza alle alte temperature. Il legno rappresenta un’alternativa ecologica, ma è importante assicurarsi che non sia stato trattato con sostanze chimiche nocive. Il silicone, sebbene pratico, deve essere utilizzato con cautela e solo se di buona qualità , per evitare la presenza di sostanze tossiche.
Questa nuova consapevolezza ha spinto molti consumatori a ripensare le loro scelte in cucina, privilegiando materiali più sicuri e sostenibili. L’attenzione verso la salute e l’ambiente ha portato a un cambiamento nelle abitudini di acquisto, con una crescente domanda di utensili realizzati con materiali naturali e privi di sostanze chimiche pericolose.
L’allarme lanciato dallo studio sulla pericolosità degli utensili da cucina in plastica nera sottolinea l’importanza di una maggiore trasparenza e responsabilità nella produzione e nel riciclo dei materiali plastici. La salute dei consumatori deve essere una priorità , e il passaggio a materiali più sicuri rappresenta un passo fondamentale verso una cucina più sana e consapevole.