Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, ecco perché è importante
Infliggere violenza sessuale durante i conflitti è una forma di sottomissione. Significa imporsi fisicamente e psicologicamente su una persona per acquisirne il controllo, per disporre di lei come meglio si crede.
Questo avviene per dominare lo sconfitto e purtroppo a pagarne le conseguenze sono persone innocenti come donne e bambini totalmente estranei al conflitto.
Il fenomeno ha delle implicazioni sottostanti sottili che si basano proprio sulla volontà di imporsi e controllare quello che viene catalogato come nemico e, purtroppo, è un comportamento ricorrente, che vede i soldati trasformarsi in stupratori a causa del loro sentirsi legittimati a fare del nemico tutto ciò che vogliono.
Ma scopriamo di più su questo aspetto macabro della guerra e sul motivo che ha spinto l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ad istituire questa giornata internazionale nel 2015.
La pratica disumana della violenza sessuale diffusa come tattica di guerra nei conflitti è finalizzata alla tortura, al dominio ed è una forma devastante di attacco e repressione che può arrivare a distruggere il tessuto sociale delle comunità. Abbiamo preso in prestito per descriverla le parole del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Questa giornata è stata istituita il 19 giugno 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di porre fine a questa pratica disumana e per evidenziare il problema a livello mondiale, considerato che la consapevolezza su questo tema ancora oggi è pressoché inesistente, dal momento che ciò che succede in guerra viene percepito come lontano dalla vita delle persone comuni e siamo abituati a sentire al TG solo un certo tipo di informazioni.
La data che è stata scelta coincide con l’adozione della Risoluzione 1820 del 2008 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha riconosciuto la violenza sessuale come una strategia di guerra capace di ledere alla pace e alla sicurezza mondiali. Questa stabilisce che la violenza sessuale va intesa come un crimine contro l’umanità e in tale senso va perseguita. Soprattutto perché, come dicevamo poco sopra, viene subita sempre da civili innocenti o da ostaggi la cui unica colpa è quella di vivere in un paese assediato dalla guerra.
Il tema che è stato scelto quest’anno verte sull’importanza di offrire assistenza sanitaria soprattutto a chi ha subito questo tipo di violenza e si trova a dover fare fronte a conseguenze psicofisiche devastanti.
Gli ospedali e il personale medico devono subentrare come supporto e come figure di riferimento per poter trovare l’aiuto necessario in questo momento doloroso e delicato. Considerato che spesso le ragazze stuprate rischiano di rimanere incinte a causa dello stupro, necessitano si un’assistenza sanitaria immediata. Insomma, quest’anno le parole chiave sono solidarietà e supporto.
Ecco le parole di Gutierres, che spiegano proprio il tema scelto per la giornata di quest’anno e la sua importanza:
“Nonostante la consapevolezza e la condanna diffuse, questo crimine grottesco continua in tutto il mondo. L’anno scorso abbiamo avuto rapporti strazianti di violenza sessuale dal Sudan ad Haiti e Israele. Troppo spesso, gli autori del reato restano liberi, mentre i sopravvissuti trascorrono l’intera vita nel recupero”
“Gli ospedali e le altre strutture sanitarie dovrebbero essere fari di sicurezza e di guarigione per tutte le persone ferite nei conflitti, inclusi i sopravvissuti alla violenza sessuale. Questi sono i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario. Ma, gli attacchi agli ospedali e alle strutture sanitarie e il prendere di mira gli operatori sanitari possono limitare gravemente l’accesso alle cure mediche e al supporto psicosociale per i sopravvissuti.”
“Le donne e le ragazze che subiscono violenza sessuale possono rimanere incinte a causa di uno stupro e necessitano di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva immediata. Uomini e ragazzi possono essere a rischio di maggiore isolamento se non possono accedere a cure adeguate”.
“In questa Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, impegniamoci a eliminare questa piaga, siamo solidali con i sopravvissuti e riaffermiamo il nostro impegno a proteggere gli ospedali e le strutture sanitarie durante i conflitti”
Purtroppo la guerra non guarda in faccia nessuno. L’umanità si spegne in vittime e carnefici quando il veleno della guerra si espande su un territorio. I soldati si trovano costretti a vedere, subire e perpetrare violenza perdendo la loro umanità e cominciano a considerare ostaggi e vittime come dei meri oggetti.
Questo avviene spesso come difesa mentale per poter sopravvivere a quanto vedono o fanno durante la guerra: è più facile uccidere, violentare e torturare qualcuno se si smette di considerarlo un essere vivente e lo si etichetta come oggetto. Questo fenomeno prende il nome di deumanizzaizone.
La deumanizzazione è pericolosissima perché è ciò che rende lecita qualsiasi atrocità in tempo di guerra: quando l’umanità si spegne non resta più nulla, non esiste più il giusto o lo sbagliato, o il moralmente corretto.
Di solito i soldati pagano le conseguenza di quanto commesso una volta tornati a casa, quando la consapevolezza di ciò che hanno fatto piomba su di loro e per questo motivo arrivano a soffrire di PTSD o addirittura a togliersi la vita.
Ricordate il libro di Primo Levi, Se questo è un uomo? All’interno del tragico racconto della deportazione degli ebrei, Levi ci chiede di riflettere su come sia le vittime che i carnefici smettano improvvisamente di essere uomini a causa delle atrocità subite o messe in atto.
Chi violenta, uccide e tortura perde la sua umanità, ma la perdono anche le vittime che diventano oggetti nelle loro mani, e cominciano a sentirsi come tali, perdendo il calore che li rende umani.
Le donne che subiscono violenze sessuali in tempo di guerra rischiano di non ritrovare più la loro umanità, di sentirsi oggetti per il resto della loro vita. E questo fa riflettere su come la guerra privi dell’umanità sia vincitori che vinti.
Una risposta non c’è. La soluzione potrebbe essere istruire i soldati ad un certo tipo di comportamento e rispetto del nemico, soprattutto dei civili. Si potrebbe rendere le pene più aspre e severe in chi commette questo tipo di atrocità in guerra e rendere gli ospedali un punto di riferimento dove poter chiedere aiuto in caso di necessità, ma la verità è che la guerra è atroce e difficilmente regolabile da leggi morali.
La guerra è disumana, uccidere va contro la natura umana dell’individuo, e una volta abbattuta quella barriera, una volta persa la propria umanità, difficilmente si può discernere tra ciò che è giusto e tra ciò che è atroce.
In poche parole, perché azioni come questa smettano di esistere, dovrebbe smettere di esistere la guerra che per definizione non può conoscere umanità. Nonostante questo, non bisogna smettere di lottare e punire questo tipo di violenza, nella speranza che un giorno civili innocenti smettano di esserne vittima.
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