Meloni sull’inchiesta di Fanpage: “Metodi da regime”. Quel che bisogna sapere sul giornalismo sotto copertura

Meloni: “Non potevo esserne a conoscenza. Ho chiesto al partito di prendere provvedimenti”

Giorgia Meloni si è esposta contro l’inchiesta di Fanpage che ha visto il coinvolgimento di una giornalista sotto copertura che ha finto di avere ideali di destra per infiltrarsi nel movimento Gioventù Nazionale di Fratelli d’Italia. “In altri tempi questi sono i metodi che usavano i regimi, è in pericolo la democrazia”, ha commentato la premier. Meloni ha contestato il metodo utilizzato da Backstair, l’unità investigativa che collabora con Fanpage e che ha lavorato all’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Flaminia Pace e di Elisa Segnini.

La risposta della premier

Il presidente del Consiglio ha chiarito che quello che è emerso dalla video inchiesta e che accomuna diversi membri appartenenti al movimento giovanile di FdI non è compatibile con gli ideali del partito. “Penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa, perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli D’Italia. Non ci sono ambiguità da parte mia su questo“. Così ha risposto la premier dopo qualche giorno dalla messa in onda del servizio. Fanpage ha svelato cosa accade all’interno del movimento, tra comportamenti e inni che richiamano al fascismo, commenti razzisti e insulti omofobi.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni | ANSA/GIUSEPPE LAMI – Sardegnaoggi.it

Nella storia della Repubblica italiana non è mai accaduto quello che Fanpage ha fatto con Fratelli d’Italia, con nessun partito politico, con nessun’organizzazione giovanile, con nessun’organizzazione sindacale. Non si è mai ritenuto di infiltrarsi in un’organizzazione politica, riprenderne segretamente le riunioni, riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare cosa mandare“, ha dichiarato.

Quando le è stato chiesto di spiegare perché ha accettato questi comportamenti all’interno di un movimento che dovrebbe conoscere molto bene, la premier ha detto: “Non potevo esserne a conoscenza. Ho chiesto al partito di prendere provvedimenti e voglio essere chiara ancora una volta, anche perché penso che queste persone, che non hanno capito evidentemente dove si trovano, siano i migliori alleati di chi ci vuole male“.

Sciogliere Gioventù Nazionale? Sembra non essere tra le intenzioni della premier. “Da qui ad arrivare a quello che leggo, per cui qualcuno chiede lo scioglimento di un’intera organizzazione giovanile sulla base di fatti che riguardano alcune persone, penso che se la stessa inchiesta si facesse in tutte le organizzazioni giovanili dei partiti politici, noi non sappiamo cosa potrebbe uscire”, ha dichiarato. “Prendo atto che questa è una nuova frontiera dello scontro politico anche per come chiaramente la politica l’ha utilizzato. Quindi è uno strumento che sicuramente si potrà utilizzare come strumento politico“, ha dichiarato.

Meloni ha poi sostenuto che “se ci si infiltrasse nell’organizzazione giovanile di un partito che dice pubblicamente che è legittimo occupare abusivamente le case e che oggi chiede lo scioglimento del movimento giovanile di Fratelli d’Italia, tra quelli che istigano pubblicamente alla violazione della legge, che candidano persone che sono indagate per far parte di una banda che si chiama banda del martello, la quale pare che andasse in giro a malmenare dei passanti sulla base di valutazioni politiche che si facevano, probabilmente si potrebbe anche trovare qualcuno che dice delle cose sbagliate“.

Meloni è tornata più volte a criticare il metodo utilizzato dai giornalisti: “Pongo una riflessione sul metodo e faccio questo ragionamento perché i partiti politici sono costituzionalmente tutelati, perché il tema è che l’appartenenza politica non può essere condizionata, non si può essere spaventati rispetto all’idea di fare politica. C’è un c’è un dibattito costituzionale su questa materia“.

I partiti politici, come sindacati sono sempre come le associazioni, nel nostro ordinamento sono molto tutelati perché chiaramente se ci sono delle forme di condizionamento rispetto al fatto di iscriversi a Fratelli d’Italia, è o non è un condizionamento della democrazia? È una domanda filosofica che vi pongo perché non è mai accaduto e secondo me non è mai accaduto per una ragione. Dopodiché va bene tutto, cambiano le regole. L’importante è che le stesse regole valgano per tutti“, ha concluso.

La Cassazione difende il giornalismo d’inchiesta

La Cassazione, con l’ordinanza n. 30522 depositata il 3 novembre 2023, ha delineato i confini entro cui si muove il giornalismo d’inchiesta, collegandolo esplicitamente alla libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della Costituzione che “tutela la libertà di espressione, riconoscendo il ‘ruolo civile e utile alla vita democratica’ del giornalismo investigativo che deve esistere ed essere tutelato anche se non approda ad una verità“.

La Corte spiega che il valore del giornalismo d’inchiesta risiede proprio nella capacità di stimolo nei confronti della collettività, al punto che se ne devono valutare gli esiti “non tanto alla luce dell’attendibilità e della veridicità della notizia, quanto piuttosto dell’avvenuto rispetto da parte del suo autore dei doveri deontologici di lealtà e buona fede”.

Nel documento si legge: “L’attenuazione del canone di verità si giustifica alla luce del principio costituzionale in materia di diritto alla libera manifestazione del pensiero, quando detto giornalismo indichi motivatamente un sospetto di illeciti”.

Il giornalismo d’inchiesta “opera una meno rigorosa e, comunque, diversa applicazione del requisito dell’attendibilità della fonte, fermi restando i limiti dell’interesse pubblico alla notizia e del linguaggio continente, ispirato ad una correttezza formale dell’esposizione, occorrendo valutare non tanto l’attendibilità e la veridicità della notizia, che il giornalista investigativo ha direttamente acquisito, quanto piuttosto il rispetto dei doveri deontologici deontologici di lealtà e buona fede”, prosegue.

I rischi del giornalismo sotto copertura

Il giornalismo sotto copertura è uno dei metodi più pericolosi e difficili utilizzati per raccogliere prove. I giornalisti che si infiltrano potrebbero rischiare di affrontare azioni legali e di ricevere minacce alla loro vita. Il boom del giornalismo sotto copertura si è verificato verso la fine degli anni 2000. Sacha Biazzo, che ha vinto l’Investigation and Forensic Award 2022 nella categoria “Giornalismo investigativo”, ha spiegato cosa si intende per ‘giornalismo sotto copertura’: “È una forma di giornalismo estrema, che può essere utilizzata soltanto quando questo è l’unico modo per arrivare ad un’informazione di grandissimo interesse pubblico. Ecco perché è molto rischiosa non solo dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista della sicurezza personale“.

In Italia non ci sono altre realtà strutturate di giornalismo investigativo undercover, ma ci sono esempi brillanti di giornalisti che hanno fatto di questo genere la loro cifra distintiva, come ad esempio Fabrizio Gatti“, ha continuato il giornalista.

Impostazioni privacy