Con il decreto svuotacarceri cambieranno i premi, gli sconti di pena per i detenuti e altre misure per limitare il sovraffollamento. Scopriamo di più al riguardo.
Ritorna sul tavolo del governo il provvedimento “svuota carceri”, un decreto che modificherebbe le condizioni di “premialità” e gli sconti di pena per i detenuti, affrontando il problema del sovraffollamento delle carceri.
Il dibattito sulla sicurezza pubblica è di nuovo al centro dell’agenda politica e potrebbe portare all’introduzione di un nuovo disegno di legge.
Questo disegno di legge propone modifiche significative al codice penale, al codice di procedura penale e ad altre disposizioni riguardanti la sicurezza pubblica e la tutela delle vittime di reati. Ma vediamo insieme che cosa prevede il nuovo decreto Svuotacarceri.
Cosa prevede il decreto Svuotacarceri
Il sovraffollamento carcerario in Italia è da anni una piaga sociale e un problema strutturale, con ripercussioni sulla qualità della vita dei detenuti, sulla sicurezza all’interno delle carceri e sulla credibilità del sistema giudiziario. Per affrontare questa emergenza, il Governo sta lavorando su provvedimenti mirati a risolvere la situazione critica.
Durante la seduta n. 228 del 17 gennaio 2024 alla Camera, il dibattito si è concentrato sulla necessità di trovare soluzioni concrete per affrontare questa crisi. Sono state presentate interrogazioni parlamentari sul sovraffollamento, la gestione sanitaria e la carenza di personale nelle carceri italiane.
Inoltre, si è discusso su come promuovere misure per favorire il reinserimento sociale dei detenuti e garantire loro un trattamento dignitoso e rispettoso dei diritti umani.
In questo contesto si inserisce la nuova proposta di legge, un emendamento alla legge Giachetti-Bernardini, che si tradurrebbe in un nuovo provvedimento svuotacarceri.
La misura ha suscitato un intenso dibattito tra le forze politiche, specialmente nel centrodestra, dove c’è stata una convergenza sulla necessità di un intervento deciso per evitare il protrarsi di una situazione intollerabile.
Il nuovo provvedimento svuotacarceri, elaborato da Roberto Giachetti (Italia Viva e Partito Radicale Transnazionale) con il supporto di Rita Bernardini (Partito Radicale), prevede l’approvazione di un decreto nel 2024 che aumenterebbe lo sconto di pena ordinario.
Attualmente, per sei mesi di buona condotta, lo sconto è di 45 giorni. Con il nuovo decreto, lo sconto salirebbe a 60 giorni ogni sei mesi, contribuendo così, anche se in minima parte, a ridurre il sovraffollamento.
Il testo originario del provvedimento prevedeva anche di affidare alle direzioni delle singole carceri, oltre che ai giudici, l’esame delle istanze per la liberazione anticipata. Tuttavia, questa proposta è stata rigettata per evitare un ulteriore sovraccarico di lavoro per i magistrati di sorveglianza.
L’urgenza di intervenire è confermata dai recenti dati, i quali indicano un preoccupante aumento dei suicidi in cella, con 20 casi registrati solo nei primi 50 giorni del 2024.
Il provvedimento svuotacarceri, ovvero l’emendamento al decreto, prevede di aumentare lo sconto di pena ordinario da 45 a 60 giorni ogni sei mesi. Questo significherebbe che ogni detenuto con almeno sei mesi di buona condotta beneficerebbe di uno sconto di 15 giorni aggiuntivi ogni sei mesi, quindi 30 giorni in un anno, anticipando così la liberazione di un mese all’anno.
Tuttavia, non tutti gli aspetti della proposta di legge hanno ricevuto un’accoglienza positiva. L’ipotesi di estendere ulteriormente gli sconti di pena speciale da 45 a 60 giorni ogni sei mesi è stata oggetto di dibattito e controversie.
Alcuni esponenti del governo, in particolare di Fratelli d’Italia e Lega (come Andrea Delmastro, Andrea Ostellari e Ciro Maschio) si sono espressi contrari, sottolineando la necessità di mantenere un equilibrio tra l’alleggerimento delle carceri e la tutela dell’ordine pubblico.
Nonostante le divergenze, l’obiettivo comune di risolvere il problema urgente del sovraffollamento carcerario e dei suicidi in cella ha spinto il governo a formulare un emendamento che, pur modificando la proposta originaria, rappresenta un passo avanti.
Ad esempio, mentre si discute ancora sul numero dei giorni di sconto, un altro nodo da sciogliere riguarda le condizioni per l’applicazione degli sconti. Tra le principali limitazioni proposte, vi è l’esclusione dal beneficio degli sconti di pena per i detenuti che abbiano aggredito agenti della polizia penitenziaria, per mantenere un equilibrio tra il rispetto delle regole e la concessione di benefici.
La proposta, seppur soggetta a ulteriori rifiniture, è stata accolta con favore da diverse parti politiche. Tuttavia, resta ancora molto lavoro da fare per affrontare in modo completo ed efficace il problema.
È necessario un impegno costante e coordinato da parte di tutte le istituzioni coinvolte per garantire una reale riforma del sistema penitenziario italiano e la tutela dei diritti umani fondamentali anche dietro le sbarre.
La situazione carceraria in Italia nel dettaglio
La situazione carceraria in Italia continua a destare preoccupazione, con alcune regioni al collasso a causa del sovraffollamento e delle condizioni precarie.
Secondo il sindacato della polizia penitenziaria (Sappe), negli 11 istituti di pena della Puglia ci sono attualmente 4.420 detenuti, mentre la capacità massima è di soli 3.000 posti.
Questo dislivello allarmante porta la regione a essere la prima in Italia per sovraffollamento, con una media del 165%, e punte ancora più elevate in alcune carceri, come Taranto (185%), Foggia (190%), Lecce (180%) e Bari (170%).
Il basso numero di agenti penitenziari e la mancanza di provvedimenti adeguati da parte delle istituzioni aggravano ulteriormente la situazione.
Il sindacato sottolinea che, nonostante la drammatica situazione, non vengono prese misure sufficienti per affrontare il problema. Nel 2001, c’erano 2.530 poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri pugliesi, mentre ora il loro numero supera appena le 2.000 unità, nonostante l’aumento dei detenuti nel corso degli anni.
La situazione non è migliore altrove: nel distretto della Corte d’Appello di Milano, l’indice di sovraffollamento è salito al 131,8%, rispetto al 119% della media nazionale. Questo aumento preoccupante dei detenuti evidenzia la necessità di potenziare il ricorso a pene alternative, come la detenzione domiciliare o il braccialetto elettronico, quando possibile.
Secondo i dati forniti dall’onorevole Andrea Rossi, nel carcere di Reggio Emilia ci sono attualmente 290 detenuti, mentre la capacità massima è di 200 posti, con due sezioni chiuse per ristrutturazione.
Questo sovraffollamento evidenzia una criticità nella gestione delle risorse carcerarie, con la polizia penitenziaria composta da soli 190 agenti, ben al di sotto dell’organico previsto di 246 unità. Inoltre, è stata denunciata un’eccessiva concentrazione di personale nelle sezioni di salute mentale, dove svolgono un compito improprio.
In conclusione, è evidente che la crisi carceraria è diventata un tema di scontro politico. Nonostante i tentativi di trovare soluzioni, la situazione continua a peggiorare, con un crescente rischio di eventi drammatici come evasioni, suicidi e rivolte.