Nomofobia: quanto sei dipendente da internet? Ecco come capirlo

La nomofobia è una condizione psicologica sempre più comune tra i giovani e non solo, ecco in cosa consiste e come si manifesta

Il termine nomofobia deriva da “no mobile phone phobia” ovvero la paura di rimanere senza il proprio cellulare, e denota una dipendenza da questo strumento sempre più diffusa nella società moderna.

La paura non è di rimanere senza l’oggetto fisico ma di essere privati di ciò che ci consente di effettuare tale strumento: rimanere sempre collegati agli altri, connessi con una realtà, o con una irrealtà se vogliamo essere precisi, sempre più essenziale nella nostra vita di tutti i giorni.

Quello che si prova nel rimanere sconnessi è molto simile a ciò che caratterizza lo stato di astinenza: nervosismo, stress e una serie di sentimenti e sensazioni negative che possono protrarsi nel tempo, finché non riprendiamo in mano il cellulare.

bambino al buio con il cellulare
Sempre più persone nel mondo soffrono di nomofobia – Unsplash – sardegnaoggi.it

Tra i sintomi si possono individuare: 

  • Alterazione della funzionalità respiratoria 
  • Sudorazione
  • Disorientamento
  • Tachicardia 
  • Tremore

A questi si aggiunge anche la FOMO, ovvero la Fear Of Missing Out: la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa di importante, che gli altri stanno vivendo momenti unici senza di noi, che non avremo più modo di recuperare.

Nomofobia nel mondo: numeri allarmanti 

La nomofobia è collegata principalmente all’astinenza da social network e dall’ansia che ne deriva, sentendosi tagliati fuori all’improvviso da un mondo in cui siamo soliti calarci con estrema frequenza. 

Uno studio ha dimostrato che il 58% degli uomini e il 47% delle donne è affetto da ansia da disconnessione e questo mostra quanto tutti noi dipendiamo dai social e dall’interazione virtuale, senza la quale fatichiamo a resistere.

Questo fenomeno sarebbe peggiorato con la pandemia da Covid 19 che ci ha resi tutti quanti ancora più dipendenti dai social proprio perché in quel momento difficile si sono dimostrati la nostra unica possibilità di contatto con il mondo esterno. 

Giulia Gialdi, psicologa e ricercatrice dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha parlato di una sorta di predisposizione allo sviluppo di questa sorta di dipendenza: 

“Ad essere più a rischio di questa fobia sono le persone che hanno problemi collegati alla socialità. È il caso, per esempio, di chi soffre di ansia sociale e ha difficoltà a relazionarsi con gli altri per il timore di essere giudicato negativamente e che, per proteggersi, si rifugiano nel mondo virtuale”

Quindi torna l’aspetto della sicurezza che i social consentono di avere distanziandoci emotivamente e rendendo le interazioni sociali più semplici da gestire rispetto alla vita reale.

Come capire se si soffre di nomofobia? 

Ci sono alcuni comportamenti che possiamo etichettare come dei campanelli d’allarme nel capire se soffriamo o meno di nomofobia.

Ecco qualche esempio da tenere in considerazione per un’eventuale autodiagnosi:

  • Trascorrere molte ore al giorno utilizzando il cellulare: è utile monitorare questo dato attraverso le Impostazioni del cellulare o attivando delle notifiche ad hoc, un po’ come quando lo smartphone ci segnala che abbiamo superato una certa soglia di tempo d’utilizzo.

  • Avere sempre a disposizione caricabatterie o power bank: l’ansia che il cellulare si scarichi accompagna chi soffre di nomofobia quotidianamente, ecco perché si sente il bisogno di avere sempre a disposizione gli strumenti necessari per evitare che capiti.
  • Monitorare costantemente lo schermo: continuare a controllare che non siano arrivati nuovi massaggi o avere la sensazione che il cellulare vibri anche quando non è così possono essere dei campanelli d’allarme.
    donna guarda il cellulare
    Continuare a guardare lo schermo alla ricerca di notifiche è un campanello d’allarme per la Nomofobia – Unsplash – sardegnaoggi.it

     

  • Non spegnere mai il cellulare: questo punto va preso con le pinze. Statisticamente sempre più persone tendono a non spegnere mai il cellulare ma questo può avvenire per motivi differenti. Ad esempio, c’è chi decide di tenerlo acceso anche di notte perché ha la sveglia impostata per il mattino seguente o chi sceglie di essere sempre rintracciabile in caso di emergenze, anche nelle ore notturne. Quindi non è da interpretare per forza come un sintomo del disturbo.

  • Utilizzare lo smartphone nei momenti più inopportuni: non riuscire a resistere all’impulso di utilizzare lo smartphone in momenti in cui la situazione potrebbe essere poco pertinente come a scuola o al lavoro, oppure mentre si sta guardando un film, come attività di accompagnamento, sono comportamenti che possono fare pensare alla nomofobia.

Esistono diversi test online per capire se stiamo sviluppando o meno la nomofobia. Il test non è diagnostico ma aiuta a prendere consapevolezza del problema e a farci ragionare sui possibili effetti negativi. Questo test prende anche il nome di IAT, ovvero Test Internet Addiction che può dare dei risultati utili di cui discutere con uno psicologo o uno psicoterapeuta. Uno Bravo e Psicologi Online ne riportano due versioni differenti sui loro siti.

Alcune domande d’esempio presenti nei quiz

All’interno dei quiz per la dipendenza da internet e quindi, più in generale, dallo strumento principale con cui accediamo d internet ogni giorno, ovvero lo smartphone, sono di questo tipo: 

  • Accade che le persone accanto a te si lamentino per la quantità di tempo che passi online? 
  • Ti succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia? 
  • Cerchi di nascondere quanto tempo passi online?
  • Ti capita di rimanere online più a lungo di quanto volessi?

Ogni domanda aiuta a riflettere sulle proprie abitudini di vita e ci mette potenzialmente di fronte al problema per aumentare la nostra consapevolezza e indurci a chiedere l’aiuto di un professionista qualora ne avessimo bisogno.

La Terapia della Realtà per contrastare la nomofobia 

Per combattere la nomofobia spesso la terapia cognitivo-comportamentale più utilizzata è quella che viene chiamata Reality Approach, ovvero approccio alla realtà e consiste nel suggerire al paziente di focalizzarsi su comportamenti compensatori in grado di distrarre dall’impiego di smartphone.

Queste attività “reali” possono essere praticare sport, fare giardinaggio, partire per un viaggio, uscire con gli amici e molto altro ancora. Impiegare il tempo in attività di vita reale aiuta a prendere le distanze dalla realtà fittizia di internet. 

Si tratta solo di un esempio di terapia per contrastare la nomofobia, ma l’ideale è affidarsi ad un esperto che sappia guidare chi ne soffre in un percorso personalizzato efficace. 

Internet ci tiene prigionieri ogni giorno, spesso senza che ce ne rendiamo conto perché le sue barriere sono invisibili. Fuggire dalla realtà può creare dipendenza e la nomofobia ne è un esempio. Acquisire consapevolezza del problema è il primo passo per provare a superarlo.