La nomofobia è una condizione psicologica sempre più comune tra i giovani e non solo, ecco in cosa consiste e come si manifesta
Il termine nomofobia deriva da “no mobile phone phobia” ovvero la paura di rimanere senza il proprio cellulare, e denota una dipendenza da questo strumento sempre più diffusa nella società moderna.
La paura non è di rimanere senza l’oggetto fisico ma di essere privati di ciò che ci consente di effettuare tale strumento: rimanere sempre collegati agli altri, connessi con una realtà, o con una irrealtà se vogliamo essere precisi, sempre più essenziale nella nostra vita di tutti i giorni.
Quello che si prova nel rimanere sconnessi è molto simile a ciò che caratterizza lo stato di astinenza: nervosismo, stress e una serie di sentimenti e sensazioni negative che possono protrarsi nel tempo, finché non riprendiamo in mano il cellulare.
Tra i sintomi si possono individuare:
A questi si aggiunge anche la FOMO, ovvero la Fear Of Missing Out: la sensazione che ci stiamo perdendo qualcosa di importante, che gli altri stanno vivendo momenti unici senza di noi, che non avremo più modo di recuperare.
La nomofobia è collegata principalmente all’astinenza da social network e dall’ansia che ne deriva, sentendosi tagliati fuori all’improvviso da un mondo in cui siamo soliti calarci con estrema frequenza.
Uno studio ha dimostrato che il 58% degli uomini e il 47% delle donne è affetto da ansia da disconnessione e questo mostra quanto tutti noi dipendiamo dai social e dall’interazione virtuale, senza la quale fatichiamo a resistere.
Questo fenomeno sarebbe peggiorato con la pandemia da Covid 19 che ci ha resi tutti quanti ancora più dipendenti dai social proprio perché in quel momento difficile si sono dimostrati la nostra unica possibilità di contatto con il mondo esterno.
Giulia Gialdi, psicologa e ricercatrice dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha parlato di una sorta di predisposizione allo sviluppo di questa sorta di dipendenza:
“Ad essere più a rischio di questa fobia sono le persone che hanno problemi collegati alla socialità. È il caso, per esempio, di chi soffre di ansia sociale e ha difficoltà a relazionarsi con gli altri per il timore di essere giudicato negativamente e che, per proteggersi, si rifugiano nel mondo virtuale”
Quindi torna l’aspetto della sicurezza che i social consentono di avere distanziandoci emotivamente e rendendo le interazioni sociali più semplici da gestire rispetto alla vita reale.
Ci sono alcuni comportamenti che possiamo etichettare come dei campanelli d’allarme nel capire se soffriamo o meno di nomofobia.
Ecco qualche esempio da tenere in considerazione per un’eventuale autodiagnosi:
Esistono diversi test online per capire se stiamo sviluppando o meno la nomofobia. Il test non è diagnostico ma aiuta a prendere consapevolezza del problema e a farci ragionare sui possibili effetti negativi. Questo test prende anche il nome di IAT, ovvero Test Internet Addiction che può dare dei risultati utili di cui discutere con uno psicologo o uno psicoterapeuta. Uno Bravo e Psicologi Online ne riportano due versioni differenti sui loro siti.
All’interno dei quiz per la dipendenza da internet e quindi, più in generale, dallo strumento principale con cui accediamo d internet ogni giorno, ovvero lo smartphone, sono di questo tipo:
Ogni domanda aiuta a riflettere sulle proprie abitudini di vita e ci mette potenzialmente di fronte al problema per aumentare la nostra consapevolezza e indurci a chiedere l’aiuto di un professionista qualora ne avessimo bisogno.
Per combattere la nomofobia spesso la terapia cognitivo-comportamentale più utilizzata è quella che viene chiamata Reality Approach, ovvero approccio alla realtà e consiste nel suggerire al paziente di focalizzarsi su comportamenti compensatori in grado di distrarre dall’impiego di smartphone.
Queste attività “reali” possono essere praticare sport, fare giardinaggio, partire per un viaggio, uscire con gli amici e molto altro ancora. Impiegare il tempo in attività di vita reale aiuta a prendere le distanze dalla realtà fittizia di internet.
Si tratta solo di un esempio di terapia per contrastare la nomofobia, ma l’ideale è affidarsi ad un esperto che sappia guidare chi ne soffre in un percorso personalizzato efficace.
Internet ci tiene prigionieri ogni giorno, spesso senza che ce ne rendiamo conto perché le sue barriere sono invisibili. Fuggire dalla realtà può creare dipendenza e la nomofobia ne è un esempio. Acquisire consapevolezza del problema è il primo passo per provare a superarlo.
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