James Cutfield è stato ascoltato dalla procura di Termini Imerese per la seconda volta. Ecco quali sarebbero state le mancanze ipotizzate prima del disastro
Il comandante James Cutfield è ufficialmente indagato per naufragio e omicidio colposo plurimo in relazione all’affondamento del veliero Bayesian avvenuto una settimana fa a Porticello, nel palermitano. L’incidente ha provocato la morte di sette persone.
La Procura di Termini Imerese, che ha avviato le indagini, ha ascoltato Cutfield per la seconda volta. Nel corso di un interrogatorio durato circa due ore, il comandante ha fornito dettagli sul comportamento del veliero durante le fasi critiche, come la posizione della deriva e la questione del portellone aperto, che potrebbe aver giocato un ruolo decisivo nel tragico evento. Si è anche discusso dei tempi di reazione, dai primi segni di peggioramento delle condizioni meteo fino al momento in cui è stato lanciato l’allarme con un razzo alle 4:38 del mattino, come ricordato dal procuratore Ambrogio Cartosio in una recente conferenza stampa.
L’iscrizione di Cutfield nel registro degli indagati è un passaggio necessario per procedere con le autopsie sulle vittime, autopsie che saranno eseguite nei prossimi giorni dai medici dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico. Questo passo permette al comandante di difendersi e di nominare consulenti tecnici che possano assisterlo durante gli atti irripetibili previsti dall’indagine.
Uno degli aspetti centrali dell’inchiesta riguarda l’ipotesi di un errore umano, in particolare la possibile apertura del portellone laterale del veliero, un dettaglio che potrebbe aver causato l’ingresso massiccio di acqua nella sala macchine e, di conseguenza, l’affondamento dell’imbarcazione. Franco Rossi, ingegnere in pensione che aveva lavorato al progetto del Bayesian nei cantieri di Viareggio, ha dichiarato al Corriere della Sera come “una corretta chiusura del portellone avrebbe impedito l’entrata dell’acqua, anche in condizioni meteorologiche avverse”. Rossi ipotizza che il portellone “sia stato lasciato aperto, permettendo l’ingresso di tonnellate d’acqua che hanno portato al rapido inabissamento della nave”.
A corroborare questa ipotesi interviene anche Franco Romani, il progettista del Bayesian, che intervistato da La Stampa ha dichiarato come “un’imbarcazione come quella non possa affondare solo per un po’ di vento”, puntando così il dito sull’errore umano. Romani spiega che il veliero “era stato progettato per resistere a condizioni difficili, e che la chiusura di tutti i portelloni e le porte stagne avrebbe garantito la sicurezza dell’imbarcazione. Tuttavia, l’apertura del portellone laterale avrebbe consentito all’acqua di invadere rapidamente il gavone di poppa e la sala macchine, rendendo inutile qualsiasi tentativo di salvataggio”.
Romani ha sottolineato ancora poi come “la corretta gestione di una situazione di emergenza richieda una serie di misure preventive. In particolare, l’equipaggio avrebbe dovuto chiudere tutte le aperture e prepararsi al peggio, avvisando i passeggeri del potenziale pericolo. Tuttavia, sembra che queste precauzioni non siano state prese, aggravando ulteriormente la situazione e portando al tragico esito”.
Un altro punto cruciale riguarda l’assenza di un’allerta meteo ufficiale che avrebbe potuto preparare meglio l’equipaggio del Bayesian. Il comandante della Guardia Costiera di Palermo, Raffaele Macauda, ha confermato che non c’erano avvisi di burrasca in quella zona al momento del naufragio, anche se alcuni pescatori locali avevano percepito segnali preoccupanti, decidendo di non uscire in mare. Questo suggerisce che, sebbene non ci fosse un’allerta formale, le condizioni meteorologiche avrebbero dovuto indurre maggiore cautela.
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