Intanto Meloni al G7 dei Parlamenti: “In prima linea per scongiurare un’ulteriore escalation nella regione a partire dalla situazione del Libano”
Continuano i negoziati tra Israele e Hamas, nel tentativo di finalizzare un accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha confermato che “il 90% dell’accordo di cessate il fuoco è stato concordato”, ma ha anche evidenziato che ci sono ancora delle “questioni critiche” da risolvere. Durante una conferenza stampa ad Haiti, Blinken ha esortato entrambe le parti, Israele e Hamas, a trovare un’intesa sugli ultimi punti rimasti in sospeso, sottolineando che la decisione finale spetta a loro. Inoltre, Blinken ha dichiarato che la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita è ancora possibile, nonostante la delicata situazione, aggiungendo un’ulteriore dimensione al complicato quadro diplomatico della regione.
La situazione in Cisgiordania
Nel frattempo, in Cisgiordania, la situazione rimane estremamente tesa. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che le truppe israeliane si sono ritirate all’alba da Jenin e dal suo campo, suscitando preoccupazione tra i cittadini per la possibilità di nuovi attacchi. Questo timore si basa su precedenti episodi in cui, dopo un ritiro temporaneo, le forze israeliane hanno ripreso le operazioni militari. Parallelamente, Hamas ha confermato il suo impegno verso la proposta di cessate il fuoco avanzata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ma ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di non adempiere ai suoi obblighi. In un’intervista alla Fox News, Netanyahu ha risposto duramente, affermando che “l’ostacolo alla fine della guerra e alla liberazione degli ostaggi è Hamas”, accusandolo di aver brutalmente ucciso sei ostaggi.
Gli scontri continuano a mietere vittime, con la Mezzaluna Rossa palestinese che ha segnalato la morte di almeno cinque persone a seguito di un attacco contro un’auto nella città di Tubas, nel nord della Cisgiordania. Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno risposto affermando di aver effettuato “tre attacchi mirati contro terroristi armati” che rappresentavano una minaccia per i loro soldati. La tensione nella regione resta altissima, con i negoziati tra Israele e Hamas che sembrano pendere da un filo sottilissimo. Da Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha ribadito la necessità di finalizzare l’accordo, sottolineando che “ci sono decine di ostaggi ancora a Gaza, in attesa di un accordo che li riporti a casa”. Per gli Stati Uniti, la priorità è accelerare i negoziati per evitare ulteriori vittime e per cercare di raggiungere una tregua stabile.
Meloni: “Il cessato il fuoco non è più rimandabile”
In parallelo, sul fronte della diplomazia globale, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha preso parte virtualmente al G7 dei Parlamenti, in corso a Verona. Nonostante l’assenza fisica, Meloni ha voluto comunque dare il suo contributo attraverso un intervento video, in cui ha sottolineato l’importanza del G7 come “un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia”. Meloni ha ribadito poi come “nel conflitto in Medio Oriente, non è più rimandabile un accordo complessivo basato sulla mediazione alla quale hanno lavorato prima di tutti gli Stati Uniti, Egitto, Qatar, che prevede un cessato il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani catturati da Hamas il 7 ottobre. Come non è più rimandabile un deciso cambio di passo nell’assistenza umanitaria alla popolazione civile. Il G7, Italia in testa, è da sempre in prima linea per scongiurare un’ulteriore escalation nella regione a partire dalla situazione del Libano, che ci preoccupa molto. Oggi più che mai è necessaria una soluzione politica duratura della crisi che dia un nuovo slancio alla prospettiva della soluzione dei due Stati.