Nel 2023 ne sono stati accertati ben 22.956 , in forte aumento rispetto ai 17.688 del 2022. La media è di 8,4 illeciti per chilometro di costa, il che significa che ogni 119 metri si registra una violazione
L’ultimo rapporto “Mare Monstrum 2024”, pubblicato da Legambiente, fornisce un quadro allarmante sulla situazione del nostro patrimonio costiero e marittimo. La fotografia scattata dall’associazione ambientalista evidenzia un incremento preoccupante dei reati ambientali lungo le coste italiane nel 2023, con un aumento del 29,7% rispetto all’anno precedente. L’Italia si trova di fronte a una vera emergenza ambientale che, se non affrontata con decisione, rischia di compromettere irrimediabilmente un bene fondamentale per la nazione: il mare.
Numeri allarmanti: un’impennata dei reati
I dati forniti dal report di Legambiente sono inequivocabili. Nel 2023 sono stati accertati ben 22.956 reati ambientali legati alla costa e al mare, in forte aumento rispetto ai 17.688 del 2022. La media è di 8,4 illeciti per chilometro di costa, il che significa che ogni 119 metri si registra una violazione della legge. Questi dati mettono in luce quanto l’illegalità sia ormai radicata lungo i litorali italiani, in particolare attraverso il ciclo illegale del cemento, lo smaltimento illecito di rifiuti, la pesca illegale e la cattiva gestione delle risorse marine.
Tra i reati più diffusi spicca il ciclo illegale del cemento, che va dall’abusivismo edilizio alle occupazioni illecite del demanio marittimo fino alle cave fuorilegge, rappresenta da solo il 44,7% delle infrazioni accertate nel 2023. Questo dato non solo sottolinea l’incapacità del sistema di fermare le speculazioni edilizie lungo la costa, ma dimostra anche l’urgenza di intervenire per fermare la cementificazione illegale che deturpa il paesaggio e mette in pericolo l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Le Regioni più colpite
Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, che da tempo combattono contro la criminalità organizzata, risultano ai primi posti nella classifica dei reati ambientali. La Campania guida la triste classifica con 3.095 illeciti penali accertati, seguita dalla Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371). Accanto a queste, altre regioni come Lazio, Toscana, Sardegna, Veneto, Liguria e Marche mostrano numeri preoccupanti. Ad esempio, la regione Marche registra il numero più elevato di illeciti complessivi per chilometro di costa, con una media di 38,9 illeciti per km.
I principali crimini ambientali
Tra i crimini più diffusi, oltre alla cementificazione illegale, emerge il ciclo illegale dei rifiuti e la “mala depurazione”, che contribuiscono significativamente all’inquinamento marino. Nel 2023 sono stati accertati 6.372 reati legati all’inquinamento delle acque, un aumento del 59,3% rispetto all’anno precedente. Lo smaltimento illecito di rifiuti, gli scarichi illegali in mare e l’inadeguatezza degli impianti di depurazione rappresentano un problema cronico, che colpisce duramente soprattutto le regioni meridionali.
La Campania, ancora una volta, si conferma leader in questo triste primato, diventando maglia nera con 1.047 reati legati all’inquinamento marino, seguita dalla Puglia e dalla Calabria. In questo scenario, l’azione delle autorità si dimostra inadeguata sottolinea Legambiente, soprattutto considerando che molte delle infrazioni sono reiterate e gli impianti di depurazione spesso non rispettano le normative vigenti. Questo non solo provoca danni irreversibili all’ecosistema, ma comporta anche ingenti sanzioni da parte dell’Unione Europea.
Un altro aspetto preoccupante è rappresentato sicuramente dalla pesca illegale precisa l’associazione ambientalista italiana, con 4.268 illeciti penali accertati nel 2023, in crescita dell’11,3%. La pesca illegale, che minaccia le risorse ittiche e l’equilibrio dell’ecosistema marino, è un fenomeno difficile da contrastare efficacemente a causa della frammentazione delle normative e della mancanza di controlli sufficienti.
Il rafforzamento delle istituzioni locali: una necessità urgente
Legambiente non si limita a fotografare la situazione, ma avanza anche una serie di proposte concrete per migliorare la tutela delle coste italiane. Tra queste, spicca la necessità di rafforzare il ruolo delle istituzioni locali, a partire dai Comuni fino alle Regioni e alle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA). Il rafforzamento delle competenze di queste istituzioni è fondamentale per garantire un monitoraggio costante e tempestivo delle attività illegali, oltre che per applicare sanzioni efficaci.
Secondo il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, è urgente “adottare misure drastiche per fermare l’abusivismo edilizio e potenziare l’efficienza dei sistemi di depurazione, così da evitare nuove procedure d’infrazione europee. Solo così si potrà garantire una tutela efficace del mare e delle coste italiane, che rappresentano una risorsa inestimabile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico”.
“Il ciclo illegale del cemento – commenta Enrico Fontana, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente – rappresenta la quota più significativa dei reati ambientali analizzati anche in questa edizione di Mare Monstrum, a causa, principalmente, della miriade di abusi edilizi che continuano a sfregiare l’Italia. Un fenomeno devastante per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico dell’intero Paese, che colpisce principalmente il Sud, in particolare le regioni a tradizionale insediamento mafioso, e le aree costiere, le perle estive del Belpaese e su cui bisogna intervenire con una mano decisa e con abbattimenti non più rimandabili. L’abusivismo edilizio lungo le coste, inoltre, fa da moltiplicatore dei fenomeni d’inquinamento, a causa degli scarichi diretti in mare degli immobili costruiti illegalmente”.
Le dieci proposte di Legambiente
Legambiente ha formulato un pacchetto di dieci proposte per affrontare l’illegalità ambientale e proteggere il mare e le coste italiane. Tra queste, una delle più rilevanti è la richiesta di velocizzare l’abbattimento degli immobili abusivi. Attualmente, molte delle ordinanze di demolizione emesse dai Comuni rimangono inapplicate, lasciando il paesaggio costiero deturpato da costruzioni illegali. Per risolvere questo problema, l’associazione propone di destinare finanziamenti specifici ai Comuni che eseguono le demolizioni, incentivando così l’attuazione delle sentenze.
Un’altra proposta riguarda la gestione dei rifiuti e degli impianti di depurazione. Legambiente chiede investimenti mirati per ammodernare i sistemi di trattamento delle acque reflue, ridurre gli scarichi illegali e migliorare il ciclo dei rifiuti, includendo anche la regolamentazione dello smaltimento dei rifiuti liquidi provenienti dalle imbarcazioni.
Infine, l’associazione sottolinea l’importanza di un quadro normativo più severo per contrastare la pesca illegale e una maggiore integrazione tra il ciclo idrico e quello dei rifiuti, per evitare che i fanghi di depurazione vengano smaltiti in modo illecito, finendo per contaminare il mare.
Un futuro incerto
Il report di Legambiente è un richiamo forte alla necessità di un’azione collettiva per salvaguardare il mare e le coste italiane. Se da un lato i numeri dipingono un quadro allarmante, dall’altro la crescita del numero di denunce, arresti e sequestri dimostra che le forze dell’ordine e le istituzioni stanno rafforzando i controlli. Tuttavia, questo non basta: occorre un intervento strutturale e coordinato che coinvolga tutti i livelli istituzionali e la società civile.