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Apre a Torino la “stanza per l’ascolto” gestita da un’associazione anti-abortista, come funziona e le critiche

È polemica per la decisione della Regione Piemonte di aprire una stanza dell’ascolto all’interno dell’ospedale Sant’Anna di Torino.  Associazioni per i diritti civili e associazioni femministe hanno criticato la proposta fin dall’inizio, definendola una scelta che “cancella i diritti delle donne per fini elettorali”

Apre ufficialmente all’interno dell’ospedale Sant’Anna di Torino “la Stanza per l’ascolto“: uno sportello per le donne che vogliono abortire presidiato dal Movimento per la Vita. Fin da quando era soltanto una proposta il progetto ha ricevuto diverse critiche soprattutto dalle associazioni femministe e per i diritti civili. Il piano nasce da una convenzione tra il Movimento per la Vita e l’Azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. La “Stanza per l’ascolto” viene realizzata al Sant’Anna perché è il primo ospedale in Italia per numero di parti e numero di interruzioni volontarie di gravidanza.

Come funziona la “Stanza per l’ascolto”

Le donne possono richiedere questo supporto volontariamente oppure dopo essere state indirizzate dal personale sanitario dell’ospedale. La realizzazione del progetto è stata spinta soprattutto da Maurizio Marrone, assessore alle Politiche sociali nella giunta di centrodestra guidata dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio. “L’idea è quella di offrire un supporto concreto, la vicinanza alle donne in gravidanza, contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurle alla interruzione della gravidanza”, ha dichiarato Marrone.

Nella “Stanza per l’ascolto” le donne e le coppie potranno essere indirizzate su appuntamento verso “Vita nascente” e gli altri progetti economici messi a disposizione dei pro life per le donne che decidono di non interrompere la gravidanza.

Medico | pixabay @orzalaga – Sardegnaoggi.it

Si tratta di un punto al quale potranno rivolgersi le donne e le coppie che, liberamente e volontariamente, vedendo le locandine affisse nelle bacheche o chiedendo informazioni al personale sanitario, desiderano farsi aiutare nel vedere garantito il diritto ad avere i loro figli con progetti di sostegno, come quelli finanziati dal fondo Vita nascente”, ha spiegato l’assessore. Poi risponde alle critiche: “Piuttosto i detrattori di Vita Nascente, gli stessi che hanno provato a fermare la stanza dell’ascolto perdendo davanti al Tar, dovrebbero prendere atto che lo scorso anno le interruzioni di gravidanza sono diminuite del 7,5% rispetto a un calo della natalità del 5,2%. Con questi nuovi spazi renderemo sempre più articolato il sistema piemontese di sostegno alla famiglia e alla libertà di essere genitori. Le critiche sono lunari: la sinistra si è ridotta ad attaccare associazioni di volontariato che aiutano persone povere in un momento complesso come la maternità“.

Lo sportello esiste grazie al “Fondo vita nascente”, approvato con una delibera dalla Regione Piemonte. Questo è stato finanziato negli anni scorsi con oltre 400mila euro e con circa un milione di euro nel 2024.

Le polemiche

È scoppiata la polemica contro la decisione della Regione Piemonte di aprire una stanza dell’ascolto all’interno dell’ospedale Sant’Anna di Torino.  Associazioni per i diritti civili e associazioni femministe hanno criticato la proposta fin dall’inizio, definendola una scelta che “cancella i diritti delle donne per fini elettorali”.  La Cgil, insieme all’associazione SeNonOraQuando, aveva presentato un anno fa ricorso al Tar, chiedendo che l’accordo venisse revocato perché in contrasto con i principi della legge 194 che consente l’aborto. “Con la scelta di aprire la stanza per l’ascolto all’ospedale pubblico Sant’anna, si consuma la cesura della destra al governo in Piemonte con il diritto e la libertà delle donne alle scelte riproduttive, minando profondamente la funzione della sanità pubblica che rispetti le leggi e la salute delle donne“, si legge in una nota del sindacato. “Chiediamo l’osservanza della legge 194 e ci opponiamo all’impiego di risorse pubbliche, destinate per l’apertura dello sportello antiaborto, erogate a privati confessionali“, continua il documento.

Elena Ferro e Anna Poggio, rispettivamente segretaria della Cgil Torino e segretaria della Cgil Piemonte, hanno sottolineato: “Metteremo in campo tutte le iniziative necessarie a contrastare la cultura oscurantista della Regione Piemonte, insieme a tutte le associazioni e forze politiche disponibili a contrastarla. Questo sportello non può essere considerato un’operazione propagandistica, perché lede un diritto sancito per legge, finanziato con fondi pubblici”.

Il Pd: “Sul corpo delle donne decidono le donne”

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha detto riferendosi all’apertura della “Stanza per l’ascolto”: “Sui diritti delle donne non tollereremo alcun passo indietro. Lo dico a Torino più che altrove: sul corpo delle donne decidono le donne“.  Marco Grimaldi, vicecapogruppo alla Camera di Avs, la definisce “la stanza della circonvenzione dove le chiavi della libertà di scelta delle donne vengono letteralmente consegnate agli antiabortisti. Uomini che odiano le donne e la loro libertà di decidere da sole, senza fanatici che le facciano sentire sbagliate“.

Giuliana Presti

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