La stagione turistica nel Nuorese e in Ogliastra segna un incremento positivo, ma nonostante questo andamento favorevole, ci sono crocevia critici da affrontare.
Le presenze sono aumentate mediamente del 5%, con picchi che superano l’8% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, i numeri rimangono inferiori rispetto ai livelli pre-pandemia, e l’assenza di dati per un monitoraggio preciso ostacola una visione chiara della situazione. Allo stesso tempo, permangono questioni irrisolte come i trasporti, l’acqua e la formazione che necessitano di una particolare attenzione.
Il presidente della Sezione Turismo e Imprese culturali della Confindustria Sardegna Centrale, Giovanni Derosas, evidenzia come ci sia molto da fare per valorizzare il potenziale culturale e creativo della regione. Un vero e proprio appello a guardare non solo alla bellezza naturale, ma a tutto ciò che il territorio può offrire in termini di cultura e creatività. Secondo lui, le scelte di viaggio dei turisti stanno evolvendo: non è più solo il mare a fare da attrattore, ma c’è una crescente ricerca di esperienze ricche di storia e ambiente. E, anche se la Sardegna centrale vanta una ricchezza in grado di attrarre, i dati sulle produzioni culturali parlano chiaro: meno del 3% del Pil proviene da questo settore. Praticamente, colpisce sapere che solo una piccola parte degli occupati è legata a queste attività.
Dati alla mano, la situazione è complessa. Derosas continua a sottolineare che il patrimonio culturale e ambientale della zona è poco conosciuto e ancor meno valorizzato. Questo disinteresse rende difficile integrarlo nell’offerta turistica. Non basta avere luoghi splendidi: sono necessarie infrastrutture e servizi adeguati. Il bisogno di politiche efficaci è evidente per il turismo montano e la creazione di un progetto regionale che possa offrire una strategia unitaria diventa pressante. Gli operatori del settore si fanno sentire, chiedendo un intervento immediato da parte delle istituzioni locali. La regione deve davvero occuparsene con serietà e determinazione.
Secondo gli operatori turistici, il problema principale è la difficoltà di uscire dall’idea del turismo esclusivamente balneare. La mancanza di collegamenti efficienti e di un’adeguata continuità territoriale rappresenta un freno per il settore. Eppure, ci sono motivi di ottimismo: i nuovi investimenti da parte di catene internazionali potrebbero portare un cambiamento significativo e strategico per la Regione. Giovanni Sanna del gruppo Studio Vacanze fa notare, però, che, pur avendo avuto buone performance di stagione, sono stati salvati grazie all’utilizzo dei dissalatori. È inaccettabile, dice, che si debba togliere acqua ad agricoltori e pastori per garantire il turismo, e la questione della siccità è un problema che persiste e deve essere affrontato con urgenza.
Un problema che continua a preoccupare è la difficoltà di reperire personale specializzato. Francesco Bovi del Gruppo Bovi’s Hotel di Tortolì mette in luce la mancanza di figure professionali con responsabilità operative in grado di dare valori alle strategie aziendali. Una situazione che nel Nuorese e nelle aree limitrofe è ulteriormente aggravata dalla fuga dei giovani, che in cerca di opportunità migliori lasciano i territori sottovalutati. È fondamentale per il futuro investire nella formazione di manager di medio livello e servirebbe un coordinamento efficace da parte della Regione, che potrebbe guidare il processo di formazione e attrazione dei talenti. Questo è senza dubbio un aspetto cruciale per garantire la sostenibilità e lo sviluppo del settore nel lungo termine.
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