I dipendenti italiani sono sempre più frustrati sia sul lavoro che nella vita privata. È possibile trovare una soluzione?
Secondo i dati raccolti nel nuovo State of Global Workplace dell’istituto di analisi Gallup di Washington, il benessere dei dipendenti a livello globale è diminuito drasticamente. Ecco un estratto del report:
Il risultato è che la maggior parte dei lavoratori del mondo continua a soffrire sia nel lavoro che nella vita, con delle dirette conseguenze sulla produttività delle aziende.
Ciò che emerge quindi è che le conseguenze di questo malcontento e sofferenza, non ricadono solo sui dipendenti che si trovano a vivere quotidianamente questa situazione di stress, ma anche sul rendimento dell’azienda, che risente a sua volta del disimpegno dei dipendenti causato dall’insoddisfazione.
Secondo il report di Gallup la situazione italiana è una delle peggiori, infatti siamo il paese con il tasso più elevato in Europa di lavoratori attivamente disimpegnati.
Nel marketing spesso si parla di loyalty di un cliente nei confronti di un brand o azienda, e di quanto sia necessario instaurare questo rapporto di lealtà e fiducia affinché quel cliente non venga perso nel tempo ma continui a comparare i prodotti dell’azienda e sostenere le sue attività e iniziative.
La stessa cosa vale per i dipendenti. Infatti, è necessario che tra dipendente e azienda ci sia un rapporto di fiducia e lealtà, in modo tale che il lavoratore ogni giorno sia spinto a impegnarsi attivamente nel successo dell’azienda per cui lavora e decida di rimanere a lungo al suo interno, invece di fuggire alla ricerca di un ambiente in cui possa sentirsi apprezzato e realizzarsi. Questo fenomeno prende il nome di turnover.
Più un’azienda è brava a creare questo tipo di legame, a gratificare i dipendenti, renderli partecipi di una realtà aziendale positiva e favorevole, più il bilancio di fine anno sarà positivo. Viceversa, quando questo rapporto manca, le conseguenze sul bilancio sono decisamente negative.
Secondo i dati raccolti da Gallup, il 25% dei dipendenti italiani arriva ad ostacolare la propria azienda a causa della propria insoddisfazione, non sentendosi in alcun modo motivati o in dovere di fare il bene dell’azienda per cui lavorano.
Il disimpegno del lavoratore è un effetto collaterale che, a lungo andare, può portare all’insuccesso e al fallimento di un’azienda, perché per sopperire a questa mancanza, i vertici dovranno assumere nuove risorse, che a loro volta dimostreranno un progressivo disinteresse con relativo disimpegno. Insomma, un circolo vizioso deleterio che può essere fermato per il bene dell’azienda ma soprattutto per il benessere psicologico dei lavoratori, che in Italia dimostrano livelli preoccupanti di burnout e stress lavoro correlato.
L’unico modo per migliorare la situazione italiana, ma più in generale quella mondiale, è fare in modo che le aziende mettano al primo posto il benessere dei propri dipendenti, implementando delle politiche di Welfare aziendali più accurate ed efficaci, facendosi aiutare da psicologi del lavoro in grado di realizzare dei piani d’azione su misura: ogni azienda è un piccolo mondo, perciò dei piani di Welfare “preconfezionati” potrebbero rivelarsi inutili.
Ecco le parole di Federico Orlandini, Consulente Senior di soluzioni aziendali presso Gallup:
“I datori di lavoro devono concentrarsi sulla priorità al benessere dei dipendenti, per migliorarne l’esperienza e ridurre il turnover”
Ampliare i propri orizzonti, rendere l’ambiente di lavoro più inclusivo, focalizzarsi sul teamwork e sulla fidelizzazione del dipendente, sono tutti ottimi modi per riuscire a trattenere in azienda risorse di talento.
Alcuni esempi di iniziative efficaci per migliorare il rapporto tra dipendente e azienda, possono essere:
Questi sono solo alcuni esempi, ma rendono l’idea di come l’intervento debba essere globale e comprendere sia il rapporto tra colleghi, sia la vita privata dei dipendenti. Solo con questo tipo di approccio si potrà sperare in un miglioramento e in un report 2024 più favorevole.
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