Lavoro, come interagiscono i lavoratori di generazioni diverse?

Avere colleghi di lavoro più anziani e più giovani può contribuire a promuovere l’innovazione, ma com’è la convivenza tra generazioni?

A lavoro quasi tutte le generazioni vedono l’età come ostacolo alla carriera, tranne la Gen X: i lavoratori più giovani e quelli più anziani condividono la sensazione di essere trascurati, troppo giovani per essere presi sul serio o troppo anziani per essere considerati ancora utili.

Tuttavia, ci sono notizie positive per i cinquantenni e sessantenni, il cui valore sta crescendo agli occhi dei manager delle Risorse Umane. Inoltre, c’è una sorpresa intergenerazionale riguardo alle donne: sia giovani che anziane dimostrano un maggiore impegno lavorativo rispetto agli uomini della loro età.

Come interagiscono le diverse generazioni a lavoro?

Questi sono alcuni dei risultati di una vasta ricerca chiamata Oltre le generazioni, recentemente presentata alla Camera dei Deputati. Lo studio ha coinvolto 61 aziende e ha intervistato circa 18.000 lavoratori di quattro diverse generazioni.

Queste persone, che non avrebbero scelto di lavorare insieme, stanno affrontando sfide complesse ma offrendo anche opportunità uniche alle aziende. Le aziende ora stanno puntando risorse e attenzione sul tema delle generazioni, convinte che valorizzare un’ampia gamma di attitudini e competenze porti a risultati e crescita senza precedenti.

Lavoro, come interagiscono tra loro le persone appartenenti a generazioni diverse?
Lavoro, come interagiscono tra loro le persone appartenenti a generazioni diverse? | unsplash @ThisisEngineering – Sardegnaoggi.it

 

La ricerca è stata condotta da Valore D, un’associazione di lunga data che si occupa di diversità e inclusione, fondata nel 2009 con 12 membri e oggi conta oltre 350. L’associazione considera questi temi cruciali per lo sviluppo delle aziende e del Paese, influenzando settori vitali come la sanità, l’istruzione e l’innovazione economica.

Secondo la presidente di Valore D, Cristiana Scelza, il tema demografico è di interesse trasversale nella società, avendo profonde implicazioni economiche sulla capacità di crescita e innovazione del Paese. Attualmente, le aziende affrontano la sfida di gestire quattro generazioni diverse, dalle ampie Baby Boomers a generazioni più numerose come la Generazione Z, ognuna portatrice di esperienze, valori e modi di lavorare distinti.

Questa diversità è vista come un valore unico e prezioso che può contribuire significativamente allo sviluppo aziendale e nazionale, ma richiede dai leader un impegno continuo nell’integrazione e combinazione delle caratteristiche delle varie generazioni. La ricerca ha identificato quattro risultati significativi che evidenziano come le mutazioni generazionali stiano profondamente ridefinendo il panorama lavorativo.

Tutte le generazioni concordano su tre pilastri fondamentali: la famiglia, la salute e il benessere. Tuttavia, c’è disaccordo sulla terza priorità tra le Gen Z. Mentre Baby Boomers, Gen X e Millennials pongono il lavoro al centro, per la Gen Z questo perde importanza a favore di amici, hobby e tempo libero.

Le statistiche mostrano un declino netto nell’importanza attribuita al lavoro da una generazione all’altra: 85,7% per i Baby Boomers, 81,5% per la Gen X, 71,7% per i Millennials e 58,4% per la Gen Z.

Le differenze generazionali

Questo cambio di prospettiva sta influenzando le culture aziendali: Ulrike Sauerwald, responsabile del Centro Studi di Valore D, osserva che tutte le generazioni stanno mettendo in discussione il ruolo centrale del lavoro come tradizionalmente inteso. Questo non implica una perdita di importanza, ma una trasformazione: oggi, il lavoro è visto come un ambiente che deve adattarsi alle persone, rispettando i loro bisogni e valori, come emerge chiaramente dalla ricerca globale condotta.

Lavoro, come interagiscono tra loro le persone appartenenti a generazioni diverse?
Lavoro, come interagiscono tra loro le persone appartenenti a generazioni diverse? – Pexels @RF._.studio – Sardegnaoggi.it

 

Nonostante le sfide nel bilanciare vita personale e professionale, nonché le minori opportunità di carriera e gli stereotipi che le dipingono meno interessate alla sfera professionale, le donne dimostrano una determinazione decisa.

Secondo uno studio di Valore D, le donne di tutte le generazioni conferiscono al lavoro un ruolo più centrale rispetto agli uomini, anche se in modi diversi.

Questa tendenza è particolarmente accentuata tra le ragazze della Generazione Z: tra i Baby Boomers, l’84,2% degli uomini e l’88,9% delle donne considera il lavoro tra gli aspetti più importanti della vita, mentre tra i Gen Z, questi valori sono del 53,5% per gli uomini e del 61,7% per le donne.

Ulrike Sauerwald commenta: “Abbiamo osservato una progressiva emancipazione attraverso le generazioni, indicativa di una forte inclinazione verso l’indipendenza economica e la volontà di affermarsi al di fuori dei ruoli tradizionali. Le donne, indipendentemente dall’età, preferiscono investire molto nel lavoro, talvolta a discapito del tempo libero, degli amici e persino del benessere personale”.

Oltre alle donne, anche uomini delle generazioni Millennials e Gen Z considerano i permessi e i congedi come elementi cruciali che il posto di lavoro dovrebbe fornire, a differenza dei colleghi più anziani.

Ulrike Sauerwald spiega: “In queste fasce d’età notiamo una crescente consapevolezza della genitorialità condivisa, vista anche come un’importante risorsa per evitare le conseguenze negative legate alla nascita dei figli, come demansionamenti, interruzioni di carriera o abbandoni.

Queste preoccupazioni sono particolarmente rilevanti per due generazioni che attribuiscono meno centralità al lavoro, orientandosi invece verso dimensioni più private come la famiglia”.

Tra i Baby Boomers si riscontra una percezione diffusa di essere considerati “un costo da tagliare”, con il 65,9% che ritiene che l’età costituisca un ostacolo per le promozioni, anche se un terzo di loro esprime il desiderio di acquisire nuove competenze.

Emergono considerazioni interessanti tra i manager delle Risorse Umane riguardo alla definizione di talento, che non dovrebbe essere limitata esclusivamente alla giovane età. In fase di ricerca qualitativa, i manager riconoscono che qualità come il coraggio, la brillantezza, la capacità di cooperare e l’apertura culturale non dipendono dall’età.

Cristiana Scelza sottolinea: “Non è concepibile che una persona di 55-60 anni non sia più vista come una risorsa. Le organizzazioni oggi devono valorizzare il talento dei senior, che hanno ancora molto da offrire”.

È necessario sviluppare piani di crescita inclusivi per tutte le generazioni e successivamente piani di successione ben strutturati per garantire un efficace trasferimento delle conoscenze. Riconoscere il talento significa superare gli stereotipi legati all’età e al genere, che spesso penalizzano giovani, senior e donne, e investire realmente nelle persone.

Nel mondo del lavoro contemporaneo si osserva per la prima volta una stimolante convergenza generazionale, dove cinque diverse tipologie di lavoratori appartenenti a diverse generazioni interagiscono e si confrontano. Le aziende devono comprendere cosa cercano i lavoratori nel contesto attuale e cosa devono considerare attentamente per attirare e trattenere i migliori talenti.

Uno studio dell’ADP Research Institute, intitolato People at work, ha evidenziato le differenze tra cinque generazioni e le loro aspettative lavorative. In Italia, i giovani lavoratori cercano uno scopo preciso più che un semplice stipendio.

La Generazione Z desidera lavorare per datori di lavoro in cui credono. Preferiscono ambienti lavorativi inclusivi e diversificati e sono più interessati alla flessibilità oraria che alla sicurezza del posto di lavoro.

I Millennials, rispetto alla Gen X, danno più importanza a uno stipendio competitivo (55%) e meno della metà di entrambe le generazioni desidera la sicurezza del lavoro. Queste generazioni si trovano a metà strada tra vecchio e nuovo approccio lavorativo.

I Boomers preferiscono lavorare senza preoccuparsi troppo dell’orario. Più della metà di loro desidera uno stipendio competitivo e godersi il lavoro. Anche se spesso trascurati dai datori di lavoro, i Boomers sono molto leali.

Le generazioni mostrano diversi atteggiamenti verso il lavoro e la ricerca di nuovi impieghi. I giovani sono meno leali rispetto ai lavoratori più anziani. La Generazione Z ha dichiarato che cercherebbe un nuovo lavoro se fosse obbligata a lavorare in ufficio a tempo pieno.

Questo deriva dal fatto che le giovani generazioni vedono la vita personale e lavorativa come strettamente intrecciate. I Boomers, invece, tendono a non condividere la loro vita privata sul posto di lavoro.

Con la crisi del costo della vita, è sempre più importante che i lavoratori siano pagati correttamente e puntualmente. Il 56% della Generazione Z e il 49% dei Millennials affermano di essere spesso sottopagati, mentre il 45% dei Boomers lo pensa ma non lo dichiara apertamente.

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