Dal 1° luglio prossimo in Grecia si sperimenterà la settimana lavorativa lunga. Questo sistema prevede un giorno lavorativo aggiuntivo, remunerato con un aumento del 40%.
Il governo di Atene ha introdotto questa nuova misura in risposta alla crescente crisi della manodopera, tentando di contrastare un fenomeno ormai ricorrente.
Mentre in Europa si discute di accorciare la settimana lavorativa per migliorare il benessere e la produttività dei lavoratori, il governo greco ha scelto di sperimentare l’approccio opposto. La settimana lavorativa lunga sarà introdotta il 1° luglio 2024 per affrontare la crisi della manodopera.
In un contesto dove gli stipendi sono inferiori alla media europea, la Grecia cerca di risolvere un problema ciclico dal 2010. La soluzione proposta è un sesto giorno lavorativo, passando dai soliti 5 a 6 giorni.
Il vantaggio? Un aumento dello stipendio. Il sesto giorno lavorativo sarà pagato il 40% in più rispetto a un giorno normale, con un ulteriore incremento se si tratta di un giorno festivo. In pratica, una sorta di straordinario “regolare”.
La nuova legge è rivolta soprattutto alle categorie produttive che garantiscono servizi almeno 12 ore su 24, se non 24 ore su 24, ma tra questi settori non c’è il turismo. Infatti per alberghi e ristoranti già nel 2023 era stata abolita la settimana da 5 giorni.
La settimana lunga sarà invece in vigore, secondo la legge, nel comparto industriale, per non fermare la produzione dove sia possibile, e nelle telecomunicazioni. Alcuni settori della funzione pubblica e alcune imprese statali possono implementarla. E anche l’agricoltura, soprattutto nei mesi caldi dei raccolti.
Per i contratti stagionali, e soprattutto per le mansioni di più basso livello come pulizie o agricoltura, il governo ha però in programma di stabilire quote di migranti temporanei da Egitto, India e altri Paesi extra-Ue.
Se è vero che il giorno in più verrà riconosciuto con uno stipendio più ricco, la settimana lunga porta con sé diversi punti oscuri, tra questi il fatto che i lavoratori non possono rifiutarsi di lavorare per 6 giorni se il datore lo richiede.
Questa novità non è passata attraverso alcuna forma di contrattazione collettiva, un istituto che le leggi sul lavoro introdotte da Nea Demokratia, il partito del premier Kyriakos Mitsotakis, hanno finora limitato fortemente. Sindacati e rappresentanti dei lavoratori, cioè, non hanno avuto voce in capitolo nella decisione.
Inoltre la “settimana lunga” limiterebbe le nuove assunzioni, costringendo chi ha già un lavoro a lavorare ancora di più, e lasciando fuori chi non ce l’ha. A tutto vantaggio dei datori.
Una novità, tra l’altro, che non è passata attraverso alcuna forma di contrattazione collettiva, con i sindacati e rappresentanti dei lavoratori che non hanno avuto voce in capitolo nella decisione.
La settimana di lavoro in Grecia poi è tra le più lunghe in Europa. Infatti un greco su 8 lavora più di 48 ore alla settimana stabilmente e in media l’impegno richiesto è di 39,4 ore a settimana.
In materia di lavoro al momento la Grecia sembra andare contro corrente su una strada che l’Europa sta percorrendo verso la settimana corta: mentre i Paesi ricchi del Vecchio Continente vogliono ridurre la settimana in 4 giorni lavorativi, con il Belgio che ha già deciso per i quattro giorni dal 2022 e sperimentazioni in questo senso sono in vigore in Germania, Paesi Bassi, Irlanda, Spagna, la Grecia invece stupisce tutti.
Sorprende, soprattutto, perché più ore di lavoro non corrispondono a più lavoratori, anzi. Infatti la settimana lunga limiterebbe le nuove assunzioni, costringendo chi ha già un lavoro a lavorare ancora di più, e lasciando fuori chi non ce l’ha.
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