Per i disoccupati che devono andare in pensione c’è un’apposita proceduta, lo svela l’INPS in una nuova comunicazione.
Disoccupazione e pensioni. Pochi temi hanno un rilievo così grande in Italia come questi due. E non si tratta solo di questioni economiche, ma anche e soprattutto di dinamiche che investono pesantemente la sfera politica, per il proprio impatto sociale. Oggi parleremo proprio di disoccupazione e pensioni e, in particolare, della possibilità di andare in pensione da disoccupati.
Tra le piaghe economiche e sociali che affliggono il nostro Paese c’è, senza dubbio, la disoccupazione. L’assenza atavica di lavoro affligge soprattutto determinati territori, contribuendo, a cascata, a malcontento della popolazione, disagio sociale e, spesso, anche alla proliferazione di fenomeni criminali. Il tema delle pensioni, poi, è altrettanto spinoso. Si discute, da anni, sull’età pensionabile e sugli importi degli assegni pensionistici.
A distanza di quasi quindici anni dalla sua approvazione ci si accapiglia ancora sulla Legge Fornero. Senza dubbio, il sistema pensionistico italiano è tra i più intricati e controversi al mondo. Spesso, parlando di disoccupazione, ci si concentra (giustamente) sulla piaga della disoccupazione giovanile.
Ma molte persone possono arrivare alla soglia della pensione da disoccupati. E, allora, come fare, se è arrivato il momento della quiescenza? Com’è noto, le pensioni in Italia sono regolate dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS). Per sostenere chi perde il lavoro, sono state introdotte diverse misure. Tra queste, la NASPI, un’indennità mensile riservata a chi ha perso involontariamente il lavoro.
Questo supporto è disponibile solo per coloro che possono dimostrare un precedente rapporto di lavoro, non per chi è inoccupato. Esiste anche il cosiddetto bonus disoccupati, noto come bonus SaR. Andare in pensione nel 2024 da disoccupato è possibile tramite l’APE SOCIALE, un’altra misura di welfare italiano, che consente il ritiro dal mondo del lavoro per chi ha almeno 63 anni e 5 mesi, e ha accumulato 30 anni di contributi.
Questo strumento è riservato a chi è stato licenziato, ha dato le dimissioni per giusta causa, o ha terminato un contratto a tempo determinato con almeno 18 mesi di lavoro negli ultimi tre anni, e che ha esaurito l’indennità di disoccupazione. Misure come la NASPI e l’APE SOCIALE sono cruciali per sostenere i disoccupati e garantire una rete di sicurezza.
Tuttavia, è essenziale continuare a migliorare queste politiche e a cercare nuove soluzioni per favorire il reinserimento lavorativo e mantenere la coesione sociale. Non solo. Per chi si appresta ad andare in pensione, ancor di più se da disoccupato, è sempre bene valutare tutti i pro e i contro e capire se si possiedono i requisiti. Un consulente del lavoro, un commercialista, ma anche CAF e Patronati potranno indirizzarvi al meglio.
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