Economia e Lavoro

Quanti minuti di ritardo sono concessi a lavoro?

Hai fatto tardi a lavoro e hai paura della reazione del tuo capo? Ecco tutto ciò che devi sapere in questi casi

Quali sono le conseguenze per chi arriva in ritardo al lavoro? È una domanda legittima: dopotutto, gli imprevisti possono accadere e partire di casa con largo anticipo non sempre assicura la puntualità. Dalla sveglia che non suona a problemi nel portare i figli a scuola, o anche fattori indipendenti dalla propria volontà come il traffico causato da un incidente o il ritardo del treno: le cause di un ritardo al lavoro possono essere varie. Per questo motivo, è importante sapere quanti minuti di ritardo sono tollerati, come giustificarsi e quali potrebbero essere le eventuali ripercussioni. Facciamo il punto sulla questione.

Tutto ciò che c’è da sapere se si fa tardi a lavoro

Il ritardo sul posto di lavoro è un’inadempienza da non sottovalutare. Il lavoratore ha l’obbligo di rispettare l’orario previsto dal contratto e dalle normative aziendali. In caso contrario, l’azienda può adottare misure disciplinari nei suoi confronti. Anche se un ritardo occasionale può sembrare trascurabile, comporta comunque costi significativi per l’azienda.

Tuttavia, esistono situazioni in cui il ritardo può essere accettabile o giustificato. Questi casi dipendono da due fattori principali:

  1. Le cause del ritardo.
  2. Il comportamento del dipendente.

Esaminiamoli più da vicino.

Fare tardi a lavoro | Pixabay @XavierArnau – Sardegnaoggi

Le cause del ritardo

Il fattore principale da considerare quando si valuta se un ritardo sul lavoro sia accettabile è la causa del ritardo stesso. Motivi banali come aver festeggiato fino a tardi sono meno comprensibili rispetto a emergenze gravi, come problemi di salute.

È possibile suddividere le cause accettabili del ritardo in tre grandi categorie per facilitare la valutazione:

  • Cause di forza maggiore: Sono eventi imprevisti e inevitabili che impediscono al dipendente di arrivare puntuale. Esempi includono scioperi dei trasporti pubblici, incidenti stradali, calamità naturali, emergenze sanitarie o familiari. In questi casi, il dipendente deve informare il datore di lavoro il prima possibile e fornire prove della causa.
  • Cause soggettive: Riguardano situazioni personali o familiari che rendono difficile rispettare l’orario di lavoro. Esempi sono problemi di conciliazione tra vita privata e lavoro, problemi di salute, o la necessità di assistere un familiare. In tali circostanze, il dipendente dovrebbe richiedere flessibilità oraria o un permesso retribuito, se previsto dal contratto o dalla legge.
  • Cause oggettive: Sono fattori esterni che influenzano il tempo di viaggio tra casa e lavoro. Esempi includono traffico intenso, condizioni meteorologiche avverse, o guasti ai mezzi di trasporto. In questi casi, il dipendente deve comunque cercare di minimizzare i ritardi e recuperare le ore perse.

Esistono anche cause che non sono accettabili per giustificare un ritardo al lavoro. Si tratta di motivi personali che non hanno alcuna relazione con il lavoro, come aver dormito troppo o aver perso le chiavi di casa. In questi casi, il dipendente non può invocare alcuna giustificazione.

La condotta del dipendente

Anche il comportamento abituale del dipendente influisce sulla tolleranza verso i ritardi sul lavoro. Un dipendente esemplare, che non ha mai fatto tardi in anni, è più facilmente perdonato rispetto a uno che sembra disinteressarsi dell’orario di lavoro e arriva spesso in ritardo senza una giustificazione valida.

Il datore di lavoro può valutare il comportamento del dipendente nel tempo e decidere se applicare una sanzione più o meno severa.

La condotta del dipendente può essere:

  • Diligente: Il dipendente si impegna a rispettare l’orario di lavoro e a evitare i ritardi. Se arriva in ritardo per una causa non dipendente dalla sua volontà, lo comunica tempestivamente al datore di lavoro e cerca di recuperare il tempo perso. In questo caso, il ritardo può essere tollerato o punito con una sanzione lieve.
  • Negligente: Il dipendente non si preoccupa di rispettare l’orario di lavoro e arriva spesso in ritardo senza una giustificazione valida. Non avvisa il datore di lavoro e non recupera il tempo perso. In questo caso, si può applicare una sanzione più severa.

Come si può vedere, è il contesto a determinare se considerare un ritardo accettabile o meno. La procedura da seguire dipende dalle cause del ritardo e dal comportamento del dipendente.

Come giustificare il ritardo a lavoro

Le cause del ritardo possono essere molteplici; tuttavia, è fondamentale avvisare tempestivamente il datore di lavoro. In particolare, se si tratta di un episodio isolato, il datore di lavoro potrebbe essere più incline a tollerare il ritardo, indipendentemente dalla causa. Tuttavia, in caso di ritardi ripetuti, è importante dimostrare che si è trattato di un imprevisto inevitabile, mantenendo un atteggiamento diligente.

Ad esempio, non si può giustificare un ritardo frequente dicendo che la sveglia non è suonata. Invece, un ritardo dovuto al treno può essere più comprensibile, a patto che il dipendente dimostri di essere partito con sufficiente anticipo per tenere conto di eventuali imprevisti.

Le contestazioni

Quando un dipendente arriva in ritardo, è necessario contestare l’evento in modo formale e tempestivo. La contestazione protegge sia il datore di lavoro che il dipendente. In questo modo, il datore di lavoro può esercitare il proprio potere disciplinare e richiedere al dipendente di rispettare i propri obblighi, mentre il dipendente ha l’opportunità di difendersi e fornire giustificazioni.

Fare tardi a lavoro | Pixabay @urbazon – Sardegnaoggi

Ecco come procedere con una contestazione:

  • Invio della lettera di contestazione: Il datore di lavoro invia una lettera formale al dipendente, contestando il ritardo e specificando giorno e ora.
  • Risposta del dipendente: Il lavoratore ha cinque giorni di tempo per inviare al datore di lavoro le proprie giustificazioni scritte.
  • Valutazione delle giustificazioni: Il datore di lavoro esamina le spiegazioni del dipendente e decide se applicare o meno la sanzione disciplinare.

Se le giustificazioni del dipendente non vengono accettate, il datore di lavoro può procedere ad applicare la sanzione prevista dal contratto o dalla legge.

Quali sono le sanzioni per chi arriva tardi a lavoro?

La normativa delega ai contratti collettivi di lavoro la definizione delle sanzioni per chi arriva in ritardo. Ad esempio, alcuni contratti collettivi nazionali del lavoro (Ccnl) prevedono che i ritardi debbano essere recuperati alla fine della giornata lavorativa o entro un certo periodo, mentre altri stabiliscono una riduzione dello stipendio.

In caso di recidiva, possono essere applicate sanzioni disciplinari nei confronti del dipendente. Se sussistono i presupposti, è possibile arrivare anche al licenziamento disciplinare.

È importante ricordare che le sanzioni disciplinari devono essere proporzionate all’infrazione commessa. Pertanto, un ritardo ripetuto nel tempo, specialmente se non giustificato e senza preavviso all’azienda, può giustificare l’interruzione del contratto di lavoro da parte del datore di lavoro.

Federico Liberi

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