Le monete da 5, 10 e 20 centesimi sono sempre meno usate. Rischiano di sparire?

Sono sempre meno utilizzate e adesso rischiano veramente di sparire: cosa sta succedendo alle monete da 5, 10 e 20 centesimi?

Forse anche a causa del trend in crescita dei pagamenti con carta, o anche per una questione di comodità, sempre meno persone escono di casa portando con loro le monetine da 5, 10 e 20 centesimi. Questo fatto, naturalmente, crea disagi ai negozi e alle attività, le quali, spesso, si trovano in difficoltà nella consegna del resto ai clienti. Secondo alcuni esperti, a partire dal 2020 sempre meno persone utilizzano monete di questi tagli, minando la loro esistenza stessa. Ma rischiano davvero di sparire come le monete da 1 e 2 centesimi? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.

Cosa sta succedendo e quale sarà il futuro delle monete da 5, 10 e 20 centesimi?

La scarsità di monete da 5, 10 e 20 centesimi di euro può essere spiegata da vari fattori, tra cui, principalmente, le modifiche nelle modalità di pagamento. Negli ultimi anni, è stato registrato un incremento nell’uso dei pagamenti elettronici, attraverso carte di credito e debito, smartphone e trasferimenti bancari online. Questa tendenza emergente ha diminuito la necessità di utilizzare monete nelle transazioni quotidiane.

Inoltre, le persone tendono ad accumulare le monete a casa o nei portafogli, senza rimetterle in circolazione, dando vita a un fenomeno noto come “hoarding”, ovvero accaparramento, riducendo così il numero di monete disponibili.

Monete di piccolo taglio
Monete di piccolo taglio | Pixabay @MarioGuti – Sardegnaoggi

Un altro elemento da tenere fortemente in considerazione riguarda i costi produzione di monete di piccolo taglio. Quelle da 5, 10 e 20 centesimi, ad esempio, hanno un costo di produzione dispendioso rispetto al loro valore nominale. Alcuni Stati, infatti, stanno valutando di ridurre o cessare la fabbricazione di queste monete per risparmiare sui costi di coniazione, come è già avvenuto per le monete da 1 e 2 centesimi in diverse nazioni europee.

Un ulteriore fattore significativo è l’inflazione, che ha diminuito il potere d’acquisto delle monete di piccolo taglio. Molte transazioni ormai non richiedono più l’uso di monete da 5, 10 e 20 centesimi, spingendo le persone a preferire tagli di valore più elevato.

L’insieme di questi elementi contribuisce alla rarità delle monete da 5, 10 e 20 centesimi di euro. La tendenza verso i pagamenti digitali sembra destinata a crescere, il che potrebbe continuare a ridurre la disponibilità di monete fisiche in futuro, spingendo eventualmente i Paesi dell’area euro a considerarne l’eliminazione.

Quali potrebbero essere le conseguenze di questa carenza?

La carenza di monete in euro, soprattutto quelle di piccolo taglio come 5, 10 e 20 centesimi, sta diventando un problema sempre più evidente, con ripercussioni sia sui consumatori che sulle imprese. La difficoltà nel reperire queste monete rende complicati i pagamenti in contanti e impedisce ai cittadini di ricevere il resto esatto, costringendoli a utilizzare banconote di valore più elevato o a optare per metodi di pagamento alternativi. Questa situazione può accelerare ulteriormente la transizione verso i pagamenti elettronici.

Anche le imprese sono fortemente colpite da questa problematica. I commercianti, infatti, trovano difficile dare il resto corretto ai clienti, il che può comportare tempi di attesa più lunghi alle casse e una maggiore insoddisfazione da parte dei clienti. In alcuni casi, i negozi sono costretti ad acquistare le monete dalle banche o da altri fornitori, sostenendo costi aggiuntivi.

Questa situazione spinge molti negozi a incentivare l’uso di pagamenti elettronici per minimizzare i problemi legati alla gestione del resto in monete. Le banche, a loro volta, si trovano a fronteggiare una domanda crescente di monete da parte dei clienti e dei commercianti, costringendole a rivedere la propria logistica e distribuzione delle monete, con conseguente aumento dei costi operativi.

Dal punto di vista psicologico e sociale, la gestione dei pagamenti in contanti senza le monete necessarie può generare frustrazione e insoddisfazione, influenzando negativamente l’esperienza di acquisto e alterando le relazioni tra consumatori e commercianti.