La situazione in Giappone e le ripercussioni tra Europa e resto del mondo
La Borsa di Tokyo ha vissuto una delle sue giornate più nere, segnando la maggiore flessione giornaliera di sempre. Il Nikkei, l’indice di riferimento, ha ceduto il 12,40% chiudendo a 31.458,42 punti, con una perdita impressionante di 4.458,42 punti. Questo crollo è stato alimentato da crescenti timori di una imminente recessione negli Stati Uniti e dalla rivalutazione dello yen, che ha visto il cambio con il dollaro scendere a 142,20 e con l’euro a 154,90.
Le Borse europee non sono state immuni a questo terremoto finanziario. L’onda lunga negativa che ha colpito il Vecchio Continente la scorsa settimana ha continuato a propagarsi, con il timore di una recessione negli Stati Uniti che ha trascinato giù anche i mercati asiatici. L’escalation del conflitto in Medio Oriente ha ulteriormente alimentato l’incertezza e l’avversione al rischio tra gli investitori.
Il primo test della settimana arriva con i dati sull’indice di fiducia Ism dei servizi americani, attesi nel pomeriggio di lunedì. Giovedì, saranno pubblicati i dati sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, cruciali per capire se l’economia statunitense stia davvero entrando in una fase di debolezza che potrebbe portare a una recessione. Questi dati sono fondamentali anche per la Federal Reserve, che dovrà valutare attentamente la sua politica monetaria.
In Europa, i dati macroeconomici non sono più incoraggianti. L’indice Purchasing Managers di S&P Global ha rivelato un rallentamento del settore terziario nell’Eurozona a luglio. L’indice è sceso a 51,9 punti dai 52,8 di giugno, il livello più basso degli ultimi quattro mesi. Questo rallentamento, unito alla debolezza del settore manifatturiero, ha portato l’indice composto a 50,2 punti, segnando i minimi da cinque mesi e rimanendo appena sopra la soglia che separa l’espansione dalla contrazione economica.
A Piazza Affari, tutti i titoli principali hanno chiuso in negativo. Il comparto bancario è stato particolarmente colpito, con Banca Monte Paschi Siena in calo del 5,06% alla vigilia della presentazione dei conti del semestre. Anche Bper Banca (-3,51%), Banco Bpm (-3,14%) e Banca Popolare di Sondrio (-3,33%) hanno subito forti ribassi. Tra i peggiori anche Unicredit (-4,08%) e Intesa Sanpaolo (-2,91%), con Nexi e Saipem che hanno registrato perdite rispettivamente del 5,94% e del 5,23%.
Sul mercato valutario, il dollaro ha subito una flessione a causa dei dati macroeconomici statunitensi, con l’euro che è risalito sopra quota 1,09. Lo yen, invece, ha continuato a rafforzarsi. Anche il Bitcoin ha subito un forte calo, perdendo oltre il 13% e toccando i minimi da febbraio a 52.776,7 dollari. Il petrolio ha continuato la sua discesa, con il Brent di ottobre a circa 76 dollari al barile e il WTI di settembre a 73 dollari. L’oro, invece, è rimasto stabile vicino ai massimi storici a 2.450 dollari.
Lo spread tra BTp e Bund è salito a 154 punti dai 150 di venerdì sera, riflettendo la forte turbolenza sui mercati finanziari e l’avversione al rischio che ha spinto gli investitori verso i titoli di Stato tedeschi. Il rendimento del decennale tedesco è sceso al 2,10%, mentre quello italiano è rimasto sostanzialmente stabile al 3,64%.
In Asia, la Borsa di Tokyo ha subito un tonfo storico. La decisione della Banca Centrale del Giappone di alzare i tassi per combattere l’inflazione ha contribuito alla drastica caduta del Nikkei. La perdita di 4.451,28 punti a 31.458,2 rappresenta la maggiore flessione in termini di punti della storia dell’indice. Anche gli altri mercati asiatici sono stati colpiti, con Seul in calo del 4%, Hong Kong del 2,5% e Taiwan di oltre l’8%.
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