Bonus Befana, cos’è e chi dovrebbe beneficiarne?

Il bonus 100 euro, o Bonus Befana – chiamato così per il periodo dell’anno in cui verrà erogato –, è stato varato il 30 aprile scorso ed è tra i nuovi bonus fiscali previsti dal Governo
Il bonus Befana è uno dei provvedimenti che è stato lasciato in sospeso ad agosto. La discussione sulla misura è stata sicuramente posticipata a settembre, dato che la manovra per il prossimo anno deve comunque essere presentata a Montecitorio entro il 20 ottobre.
Il decreto legislativo su Irpef e Ires, che dovrebbe includere anche il bonus Befana, è atteso in Parlamento da diversi mesi, ma è ancora bloccato alla Ragioneria e si prevede che tutto sarà rimandato a dopo la pausa estiva. Cosa prevede il bonus Befana, chi ne è interessato e quali sono le probabilità che venga confermato?

Bonus Befana, che cos’è e chi dovrebbe beneficiarne?

Già lo scorso anno si era discusso della possibilità di detassare le tredicesime, ma a causa della mancanza di coperture finanziarie, il provvedimento era stato rinviato. Qualche settimana fa, il viceministro all’Economia Maurizio Leo ha dichiarato alla Camera che il bonus Befana di 80/100 euro sarà introdotto a gennaio 2025 per tutte le famiglie con un reddito non superiore a 28.000 euro.

L’obiettivo, come sottolineato da Leo, è di operare entro limiti molto stretti, in modo da non pesare eccessivamente sui conti pubblici.

Bonus Befana, che cos'è e chi dovrebbe beneficiarne?
Bonus Befana, che cos’è e chi dovrebbe beneficiarne? – Sardegnaoggi.it

 

La detassazione della tredicesima rimane quindi un obiettivo della riforma dell’Irpef, ma la mancanza di coperture finanziarie sufficienti per tutti gli interventi previsti rende necessario trovare soluzioni alternative. Di conseguenza, la detassazione delle tredicesime viene sostituita dal bonus Befana, che sarà erogato all’inizio di gennaio.

“Le risorse saranno date nei primi giorni di gennaio 2025 e innescheranno un meccanismo virtuoso per l’economia. Chi prende questi 100euro non penso li metta sotto il materasso. Ci acquisterà i regali per l’epifania e, quindi, li metterà nell’economia” ha affermato Leo.

Il decreto legislativo che comprende anche il bonus Befana è stato approvato dal Consiglio dei Ministri poco prima del 1° maggio, ma attualmente è fermo alla Ragioneria. A settembre, quando i parlamentari rientreranno dalla pausa estiva dovranno discuterne insieme a tutte le altre misure che sono rimaste in stand by.

Anche se, sicuramente, c’è tutto il tempo per approvare il bonus Befana, visto che dovrebbe approdare in busta paga a gennaio 2025, a colpire è l’enorme ritardo di oltre 4 mesi.

I primi dettagli della misura, infatti, sono stati resi noti proprio da Maurizio Leo, alla vigilia del 1° maggio. Sfumata del tutto l’ipotesi della promessa detassazione della tredicesima per il 2024, le famiglie per ottenere i promessi 80/100 euro, dovranno attendere l’inizio del prossimo anno.

Anche se il bonus doveva riguardare la tredicesima 2024, che sarebbe dovuta essere detassata come le altre mensilità di retribuzione, per una questione di risorse è stato fatto slittare a gennaio. A beneficiarne saranno le famiglie monoreddito con almeno un coniuge e un figlio a carico (o alle famiglie monogenitoriali) e con un reddito da lavoro dipendente complessivo che non supera i 28.000 euro. A erogarlo dovrebbe essere il sostituto di imposta nei primi giorni di gennaio (probabilmente con la busta paga di dicembre) e sarà erogato sul reddito 2024.

Nel Decreto Coesione, noto anche come “decreto primo maggio”, non si parla solo del bonus Befana, ma sono incluse anche diverse altre misure volte a sostenere l’occupazione, le famiglie e a ridurre la disoccupazione. Ecco un riepilogo delle principali iniziative.

Sgravi fiscali per l’assunzione di donne e giovani Sono previsti sgravi fiscali per i datori di lavoro che assumono giovani sotto i 35 anni al loro primo impiego a tempo indeterminato, o donne che non hanno un impiego regolare da almeno due anni. Le aziende beneficeranno di un maxi-sgravio del 120% per due anni.

Fondi europei Per attuare le politiche del decreto e ridurre i divari territoriali in vari settori, sono stati stanziati fondi sia nazionali che europei, per un totale di 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi provenienti da fondi europei. Questi fondi, assegnati a ogni Paese ogni sette anni, devono essere utilizzati per obiettivi come il sostegno al lavoro, alle imprese e le politiche sociali.

Rinnovo dei contratti per i collaboratori scolastici Il decreto prevede la possibilità di rinnovare i contratti dei collaboratori scolastici assunti a tempo determinato, che erano scaduti il 15 aprile. Grazie a questo provvedimento, il personale potrà beneficiare di una proroga del contratto dal 2 maggio al 15 giugno.

Supporto a chi è senza occupazione Il decreto offre sgravi fiscali anche per le aziende con almeno 1.000 dipendenti che assumono lavoratori di almeno 35 anni, senza impiego da almeno dodici mesi, o dipendenti in cassa integrazione da almeno due anni.

Misure per il lavoro autonomo Infine, il decreto include incentivi per sostenere le attività imprenditoriali e i liberi professionisti. Questi incentivi saranno suddivisi in due programmi: Autoimpiego centro-nord Italia e Investire al Sud – Resto al Sud 2.0. Questi programmi offriranno voucher e contributi a fondo perduto per l’avvio di nuove attività da parte di categorie svantaggiate, tra cui persone con meno di 35 anni, disoccupati da almeno un anno, o donne inattive o senza lavoro.