Secondo molti, i soldi fanno la felicità, ma quanti bisogna averne per essere davvero felici? Scopriamolo insieme in questo articolo
Il mondo si divide in due scuole di pensiero, ovvero coloro che pensano che i soldi non facciano la felicità e chi crede il contrario. Potremmo etichettare queste due fazioni con il termini “materialisti” e “spirituali”.
Da un lato, in cuor nostro, sappiamo che ci sono cose più importanti del denaro, come ad esempio la salute, i sentimenti, la famiglia, i nostri amici, quel tipo di cose che non si possono comprare e di cui tutti abbiamo bisogno per poterci definire felici.
Tuttavia, non possiamo negare che possedere un quantitativo tale di denaro da poter essere sereni e godere di una stabilità economica appagante, non è certo sinonimo di infelicità e può a sua volta condizionare ciò che non è acquistabile.
Per esempio, avere la possibilità di potersi pagare delle cure mediche costose aiuta a mantenersi in salute, anche se non in tutti i casi, oppure una situazione economica stabile in casa fa in modo che nascano meno attriti e che si vada d’amore e d’accordo.
Insomma, viviamo in un mondo in cui i soldi forse non fanno la felicità ma possono regalare un tenore di vita che si avvicina parecchio a quest’ultima.
Secondo il professor Jan-Emmanuel De Neve dell’Università di Oxford, il quantitativo di denaro in grado di renderci felici può chiamarsi “punto di sazietà” e si aggira intorno ai 116.000 euro.
Secondo una ricerca pubblicata nel 2022 sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, il denaro rende felici e la soglia massima dovrebbe essere quella di 500.000 dollari.
Probabilmente questi “tetti massimi” o comunque questi “punti di sazietà” fanno in modo che le persone possano vivere più serenamente la loro vita quotidiana rimanendo però con i piedi per terra, senza correre il rischio di farsi prendere la mano, considerato che non si tratta di possedere miliardi. Ma è davvero così? O più soldi abbiamo più siamo felici?
Uno studio pubblicato nel 2021 sostiene invece che più soldi abbiamo più siamo felici, ma Andrew T. Jebb e i suoi colleghi alla Purdue University hanno smentito questo assunto con un ulteriore studio, interpellando 1,7 milioni di persone di 164 Paesi diversi.
Da questo studio è emerso che le persone che abitano nei Paesi più ricchi, necessitano di più soldi per definirsi felici, tuttavia i ricercatori hanno individuato una quantità di soldi ideale, calcolata in media, che si aggira introno agli 87.000 euro. Per ottenere invece un benessere emotivo basterebbero tra i 55.000 e i 69.000 euro l’anno.
Non stupisce questa correlazione tra Paese di appartenenza e felicità dovuta ai soldi, infatti il costo della vita dipende dall’economia locale, dal tasso di inflazione e da molte altre variabili. Tuttavia, i valori medi individuati fanno riflettere su quanto alle persone spesso basti la stabilità economica piuttosto che diventare milionari.
Finora abbiamo parlato di quanto i soldi possano renderci felici, in realtà sarebbe più giusto dire che i soldi conducano a quello che possiamo definire un “benessere soggettivo”
“Il costrutto del Benessere Soggettivo (Subjective Well-Being; SWB) si riferisce al modo in cui le persone sperimentano e valutano la propria vita in specifici ambiti, ed è composto da: soddisfazione per la vita (Life Satisfaction; LS), che rappresenta un giudizio globale; affetti positivi e affetti negativi (Diener, 2006)”
Il benessere soggettivo viene definito culturalmente, quindi varia da Paese in Paese e da lui deriva la soddisfazione per la vita che sicuramente viene influenzata dal reddito ma non dipende solo da questo.
Considerate il benessere soggettivo come un contenitore graduato riempito con diversi elementi, al suo interno troviamo sicuramente il denaro, inteso come reddito o come averi, ma ad accompagnarlo c’è anche il grado di istruzione, i legami sociali, e la felicità percepita. Queste tre non sempre sono correlate, ma insieme costituiscono il benessere soggettivo.
Provate a pensare a quanti calciatori, cantanti o attori hanno sofferto di depressione o hanno cominciato a fare abuso di sostanze anche a causa di una profonda infelicità. Questo cozza con l’idea che il denaro renda felici.
Probabilmente accade perché sono andati oltre la soglia di sazietà, ovvero: quando improvvisamente ci ritroviamo ad avere più denaro di quello che ci sarebbe bastato per poter essere felici, scatta un meccanismo pericoloso che ci porta ad un grado instabilità, incertezza, di vuoto.
“Il denaro non ha mai reso felice un uomo, né lo farà. Più un uomo ha, più vuole. Invece di riempire un vuoto, ne crea uno.”
-Benjamin Franklin
È come se si aprissero davanti a noi centinaia di porte, ogni possibile limite scompare e ci sembra di poter fare qualsiasi cosa, esattamente quando vogliamo farla. Queste infinite possibilità posso paralizzare, mentre possedere denaro quanto basta per poter godere di stabilità consente di riempire il giusto, senza farlo esondare, il contenitore del benessere soggettivo.
Il dibattito è ancora ampiamente aperto. Se da un lato possiamo considerare ipocrita chi ritiene che i soldi non facciano la felicità, considerato che possono garantire parecchi benefit ed esperienze di vita più che piacevoli, non va dimenticato che il benessere è soggettivo e che siamo noi a decidere in che percentuale quel contenitore debba essere riempito e in che proporzioni.
Concludiamo con una frase di Aristotele piuttosto accurata e puntuale che riguarda quanto detto fino ad ora e che lega i concetti di desiderio, soddisfazione e denaro:
“Il denaro è una garanzia che potremo avere ciò che vogliamo, in futuro. Sebbene non abbiamo bisogno di nulla al momento, ci assicura la possibilità di soddisfare un nuovo desiderio quando sorge.”
– Aristotele
Che voi siate dalla parte di Aristotele o di Franklin, è bene ricordare che spesso si riesce a dare valore a qualcosa solo quando la si perde davvero. Quindi, forse capiremmo davvero tutti noi l’importanza dei soldi solo se ci trovassimo in una situazione di privazione totale. Solamente in quel momento avremmo la possibilità di capire quanta differenza potrebbero fare. E chi lo sa? Forse anche in quella situazione troveremmo ugualmente il modo di essere felici.
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