Un lingotto d’oro vale un milione di dollari: cosa sta succedendo?

L’oro viaggia sul livello record dei 2.500 dollari l’oncia e un lingotto ora vale 1 milione di dollari. La corsa è solo all’inizio?

Il prezzo dell’oro continua a infrangere record, rimanendo vicino ai massimi storici. L’oro spot si attesta intorno ai 2.500 dollari l’oncia prima dell’apertura dei mercati europei, mentre i future sull’oro negli Stati Uniti si aggirano sui 2.537 dollari.

Ciò significa che, alle quotazioni attuali, un singolo mattone d’oro di dimensioni standard (peso di 400 once troy, pari a circa 12,4 chilogrammi) vale più di un milione di dollari.

Il prezzo del metallo pregiato si è spinto ieri fino a un nuovo massimo in area 2.570 dollari l’oncia, portando a oltre +22% il rally da inizio anno, facendo meglio rispetto all’azionario (+16% l’S&P 500 nello stesso arco di tempo). In dodici mesi il prezzo dell’oro si è impennato di oltre il 32%.

Considerando che un lingotto d’oro pesa tipicamente circa 400 once, ciascuno di essi ha ora un valore superiore a 1 milione di dollari.

Un lingotto d’oro vale un milione di dollari: fino a quando continuerà la corsa all’oro?

I prezzi dell’oro sono cresciuti di oltre il 20% dall’inizio dell’anno, sostenuti dall’ottimismo riguardo un possibile taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) a settembre, dai consistenti acquisti da parte delle banche centrali, e dall’aumento della domanda di beni rifugio dovuto alle tensioni in Medio Oriente.

Questo perché i tagli del costo del denaro vanno a impattare negativamente sulle quotazioni del dollaro e sui rendimenti dei T-bond e quindi l’oro – così come altri preziosi come argento e platino – tendenzialmente beneficia del minore appeal degli asset che pagano un rendimento, come le obbligazioni, man mano che si consolidano le attese di tassi più bassi nel medio-lungo termine.

Un lingotto d'oro vale un milione di dollari: fino a quando continuerà la corsa all'oro?
Un lingotto d’oro vale un milione di dollari: fino a quando continuerà la corsa all’oro? – Wikimedia Commons @Swiss Banker – Sardegnaoggi.it

 

A conferma di ciò il nuovo record del metallo giallo è arrivato in corrispondenza con i minimi annui toccati dal dollaro statunitense verso l’euro.

Attualmente, i trader mantengono un atteggiamento cauto, preferendo attendere segnali più concreti sul percorso di riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve prima di fare nuove scommesse sul prezzo dell’oro. Il record dei lingotti potrebbe continuare? Quali sono le prospettive per il futuro?

L’oro si è mantenuto stabile vicino al suo massimo storico, mentre gli investitori attendono i verbali della Federal Reserve statunitense e il discorso del presidente Jerome Powell per ottenere indicazioni su quanto la banca centrale potrebbe tagliare i tassi quest’anno.

Gli investitori indubbiamente vedono il metallo prezioso come una riserva di valore affidabile e a lungo termine durante i periodi di incertezza economica come quello attuale.

Guardando al futuro, gli analisti di Ing si aspettano che l’oro rimanga vicino ai massimi storici con l’avvicinarsi del primo taglio dei tassi oltreoceano e quello che dirà Powell a Jackson Hole.

Alle aspettative di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, che potrebbe muoversi in maniera più aggressiva rispetto alla Bce, si aggiungono altri elementi che giocano a favore dell’oro, come le incertezze geopolitiche e il forte appetito da parte delle banche centrali di paesi come Cina, Turchia e India che stanno diversificando le loro riserve allontanandosi dal dollaro statunitense.

Secondo le stime di JPMorgan, le banche centrali hanno acquistato oltre 1.000 tonnellate di oro l’anno scorso. Non va dimenticato che tra i paesi con maggiori riserve al mondo spicca l’Italia, terza con 2.451,8 tonnellate di oro, dietro solo a Stati Uniti e Germania.

L’attrattiva dei lingotti tende a crescere in un contesto di bassi tassi di interesse. Per questo, la banca centrale è sotto i riflettori dei trader del metallo. Si prevede che la Fed possa tagliare i tassi di 25 punti base in ciascuna delle tre riunioni rimanenti del 2024, con una risicata maggioranza di economisti in un sondaggio Reuters che esclude preoccupazioni immediate sulla recessione.

Nella prima metà di quest’anno, le banche centrali hanno effettuato acquisti netti di oro pari a 483,3 tonnellate, equivalenti a quasi 40.000 lingotti, secondo un’analisi di Bloomberg basata sui dati della società di consulenza Metals Focus. Questo è stato uno dei fattori chiave che ha sostenuto il rally improvviso del metallo prezioso finora quest’anno, insieme alle aspettative di una politica monetaria più accomodante da parte della Fed.

Inoltre, la crescente domanda di lingotti come asset rifugio, dovuta all’aumento dei rischi geopolitici e all’incertezza legata alle elezioni statunitensi di novembre, ha ulteriormente contribuito al balzo dei prezzi. Ma il trend rialzista continuerà?

Le aspettative accomodanti della Fed, unite ai rischi geopolitici, potrebbero continuare a fornire supporto allo XAU/USD e aiutare a limitare il ribasso. Yeap Jun Rong, stratega di mercato di IG, ha stimato che, da una prospettiva tecnica, i prezzi potrebbero puntare a un movimento verso il livello di 2.665 dollari.

Secondo gli analisti di ING, l’oro raggiungerà una media di 2.380 dollari l’oncia nel terzo trimestre e i prezzi saliranno nel quarto trimestre a 2.450 dollari l’oncia, per una media annuale di 2.301 dollari l’oncia.

Dalla de-dollarizzazione, ai rischi geopolitici legati alle guerre in Ucraina e Medio Oriente, fino alla forte domanda da parte dei piccoli investitori cinesi «dovuta al desiderio di parcheggiare denaro in un settore considerato relativamente immune da un’economia in difficoltà e dai problemi immobiliari e dal rischio di svalutazione dello yuan», spiega Ole Hansen, head of commodity strategy di Saxo Bank, che indica anche l’esito delle elezioni presidenziali di novembre come motivo di preoccupazione, in quanto entrambi i candidati sono pronti a spendere soldi che non hanno, aumentando così ulteriormente il debito monstre degli Stati Uniti.