Il possibile ritorno di Trump spaventa i produttori di formaggi italiani: ecco perché

La possibile rielezione del tycoon alla Casa Bianca e i dazi sui prodotti d’eccellenza preoccupa gli imprenditori nostrani

Le tensioni commerciali globali, spesso alimentate da questioni geopolitiche e strategie economiche nazionali, stanno  mettendo in allerta i produttori italiani di formaggi d’eccellenza come Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Questi prodotti, simbolo del Made in Italy, potrebbero subire gravi conseguenze economiche se le ipotesi di nuovi dazi, da parte di Cina e Stati Uniti, dovessero concretizzarsi.

L’ombra dei dazi cinesi e statunitensi

Recentemente, la prospettiva di nuovi dazi imposti dalla Cina su prodotti alimentari importati ha sollevato preoccupazioni tra i produttori italiani. Tuttavia, l’attenzione maggiore è rivolta agli Stati Uniti, uno dei mercati esteri più redditizi per il formaggio italiano. La possibilità di un ritorno di Donald Trump alla presidenza americana, con la sua nota politica protezionistica, alimenta paure tra i produttori, che temono un ritorno dei dazi punitivi che già nel 2019 avevano causato gravi danni alle esportazioni.

Nel 2019, l’amministrazione Trump aveva imposto dazi del 25% su vari prodotti dell’Unione Europea, inclusi i formaggi italiani, in risposta a una disputa legale tra Boeing e Airbus riguardo ai sussidi governativi. Questa mossa aveva drasticamente ridotto l’importazione di formaggi italiani negli Stati Uniti, rendendoli eccessivamente costosi per gli importatori americani e facendo crollare il giro d’affari per i produttori italiani.

Grana padano
Grana padano | Pixabay @Polette2 – sardegnaoggi.it

L’impatto dei dazi sulle esportazioni italiane

I consorzi di tutela del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, due delle principali eccellenze casearie italiane, hanno espresso profonda preoccupazione per l’eventualità di nuovi dazi. Stefano Berni, direttore generale del consorzio di tutela del Grana Padano, ha sottolineato come ogni limitazione commerciale rappresenti una minaccia per il mercato, alterando in modo artificiale le dinamiche economiche globali. Nel 2023, le esportazioni di Grana Padano hanno registrato un aumento significativo, con 2.482.891 forme esportate, rappresentando circa la metà della produzione totale destinata ai mercati esteri. Gli Stati Uniti, in particolare, costituiscono una delle principali destinazioni per questo formaggio al di fuori dell’Europa.

Nicola Bertinelli, presidente del consorzio Parmigiano Reggiano, ha espresso timori simili, evidenziando che il Parmigiano Reggiano già oggi subisce una forte concorrenza dai formaggi duri locali negli Stati Uniti, come il parmesan, che vengono venduti a un prezzo molto inferiore grazie ai sussidi statali americani. La differenza di prezzo, con il Parmigiano Reggiano venduto a circa 20 dollari al libbra rispetto ai 10 dollari del parmesan, mette in difficoltà i produttori italiani in un mercato già competitivo.

La strategia di Trump e le prospettive future

Se Donald Trump dovesse vincere nuovamente le elezioni presidenziali del 2024, è probabile che utilizzi i dazi come strumento di contrattazione piuttosto che come misura protezionistica a lungo termine. La strategia, secondo gli analisti di BCA Research, potrebbe essere orientata a raggiungere un “grande accordo” con la Cina, spingendo Pechino ad aumentare gli investimenti diretti esteri (IDE) negli Stati Uniti. Questo cambiamento di approccio rispetto al primo mandato di Trump, durante il quale i dazi erano utilizzati principalmente per penalizzare le importazioni cinesi, potrebbe portare a una ristrutturazione delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Gli analisti suggeriscono che questa strategia potrebbe anche portare a una stabilizzazione delle tensioni commerciali globali, con effetti positivi non solo per l’economia americana ma anche per i partner commerciali degli Stati Uniti, compresi i produttori di formaggi italiani. Tuttavia, il rischio di una nuova ondata di dazi punitivi rimane, alimentando incertezza tra gli esportatori italiani.