La riforma fiscale in Italia: focus sul quoziente familiare. Ecco perché molti, inaspettatamente, pagheranno meno tasse
La discussione sulla riforma fiscale in Italia ha raggiunto una nuova fase con l’introduzione del “quoziente familiare”, un meccanismo che promette di ridurre le imposte per le famiglie numerose e con redditi bassi. Questo nuovo approccio fiscale è stato presentato nel contesto dell’esame del Disegno di Legge di Bilancio 2025, approvato dal Governo lo scorso 15 ottobre.
Il quoziente familiare mira a correggere le attuali lacune del sistema fiscale basato sull’ISEE, che secondo il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, presenta diversi limiti. Il nuovo sistema considera il reddito complessivo del nucleo familiare e applica un quoziente che tiene conto del numero di componenti della famiglia. Più elevato è il numero di figli e più basso è il reddito di riferimento, maggiore sarà la detrazione fiscale di cui si potrà usufruire.
Questo sistema è fortemente ispirato al modello francese e rappresenta una delle promesse fatte dalla premier Meloni sin dall’inizio del suo mandato. L’obiettivo principale è quello di fornire un sostegno concreto alle famiglie, che, sotto il sistema attuale di tassazione individuale, risultano penalizzate, in particolare quelle monoreddito e con figli a carico.
Come funziona il quoziente familiare
Nel dettaglio, il meccanismo del quoziente familiare prevede che la tassazione sia calcolata sul reddito medio pro capite piuttosto che sul reddito complessivo. Questo significa che l’imposta lorda complessiva sarà inferiore per le famiglie numerose rispetto a quelle con meno componenti, anche a parità di reddito totale. La progressività delle tasse diminuisce all’aumentare del numero di persone nel nucleo familiare, poiché il reddito è suddiviso tra più quote.
Il processo di implementazione del quoziente familiare coinvolge vari passaggi: si parte dalla determinazione delle quote spettanti a ciascun contribuente, differenziando tra sposati, celibi, divorziati e vedovi, e includendo le persone a carico. Successivamente, si divide il reddito complessivo per il numero delle quote, calcolando l’imposta dovuta sul reddito così diviso. Infine, si moltiplica l’imposta per il numero delle quote, arrivando al totale dell’imposta lorda complessiva dovuta.
Questa riforma non si limita solo alle famiglie numerose, ma introduce anche novità per i contribuenti single. A partire dal 2025, infatti, sarà previsto un tetto massimo alle spese detraibili, variabile in base al reddito. Per i redditi fino a 50.000 euro, le detrazioni potranno arrivare fino a 8.000 euro. Per i redditi compresi tra 50.000 e 100.000 euro, il limite sarà di 6.000 euro, mentre per redditi superiori a 100.000 euro, il tetto massimo scenderà a 4.000 euro, con una riduzione graduale per chi supera i 120.000 euro.
Questi cambiamenti, che entreranno in vigore dal 2025, non avranno effetto retroattivo, il che significa che le nuove regole si applicheranno solo ai redditi generati a partire da quell’anno. Il quoziente familiare rappresenta dunque un passo significativo verso una maggiore equità fiscale, rispondendo alle critiche di iniquità sollevate anche dalla Corte Costituzionale. Tuttavia, resta da vedere come questa riforma verrà implementata nella pratica e quale impatto avrà effettivamente sulle finanze delle famiglie italiane.