L’impatto del nuovo cuneo fiscale sui lavoratori italiani. Alcuni dovrebbero iniziare a preoccuparsi. Ecco perché
Il cuneo fiscale è un argomento di costante discussione nel panorama politico ed economico italiano. Questo elemento è cruciale per determinare il netto in busta paga dei lavoratori e l’onere contributivo per le imprese. Recentemente, il governo ha introdotto una nuova misura nella legge di Bilancio 2025 che, sebbene promettesse di non penalizzare alcun contribuente, sembra avere un impatto negativo su una specifica fascia di reddito. Ecco chi.
Questa situazione solleva domande sulle scelte di politica fiscale e sulla loro capacità di sostenere il potere d’acquisto dei cittadini. In un contesto economico dove l’inflazione e l’aumento del costo della vita pesano già sui bilanci familiari, una riduzione del netto in busta paga può avere effetti significativi sul benessere economico delle famiglie. La questione del cuneo fiscale, dunque, non riguarda solo la dimensione tecnica del prelievo fiscale. Ma ha implicazioni dirette sulla qualità della vita dei lavoratori e sulla loro capacità di pianificare il futuro.
Cuneo fiscale: le penalizzazioni
In particolare, chi percepisce un reddito annuo di circa 35.000 euro potrebbe trovarsi a perdere fino a 1.175 euro rispetto al 2024. Il nodo della questione risiede nel passaggio da uno sgravio contributivo a un sistema di detrazione fiscale. Fino al 2024, i lavoratori con una busta paga lorda non superiore ai 2.692 euro mensili beneficiano di uno sgravio contributivo del 6%, che riduce sensibilmente la quota di contributi a loro carico. Questo significa che, a fronte di un 9,19% di contributi normalmente dovuti sullo stipendio lordo, questi lavoratori versano solo il 3,19%, ottenendo un risparmio mensile di circa 161,50 euro lordi. Pari a circa 98 euro netti.
Con l’introduzione della nuova legge di Bilancio, questo sgravio contributivo verrà sostituito da un incremento della detrazione da lavoro dipendente. Tuttavia, i calcoli indicano che per i redditi superiori a 32.000 euro, la detrazione aggiuntiva annua sarà di soli 625 euro. Distribuita su 12 mensilità, questa cifra si traduce in un beneficio di poco più di 52 euro mensili. Ovvero 46 euro in meno rispetto a quanto si ottiene attualmente con lo sgravio contributivo.
Il cambiamento ha suscitato preoccupazione tra i lavoratori che si trovano a ridosso della soglia dei 35.000 euro, poiché il minor vantaggio economico in busta paga porta a una perdita annua di circa 550 euro. Ma il problema non si ferma qui. La minore capienza fiscale derivante dall’incremento della detrazione da lavoro dipendente implica che il lavoratore avrà una minore disponibilità per beneficiare di altre detrazioni fiscali, come quelle relative ai bonus sull’edilizia.
Consideriamo un esempio concreto. Un lavoratore che nel 2024 ha goduto di un bonus di 6.000 euro grazie alle detrazioni previste, con una capienza fiscale di 5.000 euro, ha ottenuto un rimborso pari alla sua capienza fiscale. Tuttavia, nel 2025, l’aumento della detrazione per reddito da lavoro dipendente ridurrà la sua capienza fiscale a 4.325 euro. Questo comporterà un rimborso inferiore rispetto al bonus di 6.000 euro, con una perdita di 625 euro rispetto all’anno precedente.
Se sommiamo queste perdite, i lavoratori con un reddito di circa 35.000 euro si trovano di fronte a una riduzione totale di 1.175 euro rispetto al 2024. La promessa del governo di non penalizzare alcun contribuente sembra quindi disattesa, almeno per questo gruppo di lavoratori.