Il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione in Italia. Attenzione perché in tanti rischiano gli arretrati
Nel contesto del sistema pensionistico italiano, il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione è un tema di grande rilevanza. Questo processo mira a preservare il potere d’acquisto dei pensionati, spesso generando crediti a loro favore. L’INPS è tenuta a rimborsare gli arretrati che si accumulano a causa della discrepanza tra il tasso di inflazione previsto e quello effettivo.
Ogni anno, a gennaio, i pensionati ricevono un aumento basato su una stima dell’inflazione, ma spesso, durante l’anno, l’ISTAT certifica un tasso di inflazione definitivo più alto. Questa differenza dà diritto ai pensionati di ricevere arretrati, che l’INPS liquida a conguaglio.
Nel 2023, ad esempio, il tasso di inflazione previsto era del 7,3%, mentre quello definitivo si attestò all’8,1%, generando un conguaglio dello 0,8%. Lo scorso anno, l’INPS anticipò il conguaglio di dicembre, pratica che solitamente si verifica a gennaio dell’anno successivo. Questo anticipo ha sollevato aspettative simili per il 2024, poiché molti pensionati sperano di ricevere i 12 mesi di arretrati prima del periodo natalizio, quando i consumi tendono ad aumentare.
La possibilità di anticipare il conguaglio è influenzata anche da considerazioni di bilancio dello Stato. Se i conguagli vengono erogati a dicembre, la spesa non incide sul bilancio previdenziale dell’anno successivo. Questo è un aspetto non trascurabile, soprattutto in un contesto economico in cui la gestione delle risorse pubbliche è particolarmente delicata.
Esempi pratici di calcolo degli arretrati
Per il 2024, la perequazione è stata fissata al 5,4%, ma il tasso di inflazione definitivo è stato del 5,7%, generando un ulteriore 0,3% di crediti per i pensionati. Tuttavia, questi arretrati non sono uguali per tutti. Le fasce di perequazione variano in base all’importo della pensione: i pensionati che ricevono fino a quattro volte il trattamento minimo ottengono il 100% del tasso di perequazione, mentre per quelli con pensioni più alte, la percentuale diminuisce gradualmente fino al 22% per le pensioni superiori a dieci volte il minimo.
Facciamo un esempio pratico: un pensionato che riceve una pensione mensile di 1.000 euro dovrebbe maturare un credito di 3 euro al mese a causa dello 0,3% di differenza, portando a un totale di 39 euro di arretrati per l’intero anno. Al contrario, un pensionato con una pensione mensile di 6.000 euro, che rientra nella fascia più alta, accumulerebbe arretrati pari a circa 3,96 euro al mese, per un totale di poco più di 51 euro all’anno.
Questo sistema di adeguamento delle pensioni ha un impatto significativo sulla vita dei pensionati, molti dei quali fanno affidamento su queste somme per mantenere il proprio tenore di vita in un contesto economico sempre più incerto. L’anticipo del conguaglio potrebbe rappresentare un sollievo economico importante, in quanto i pensionati sono tra i più colpiti dalla crisi economica.