Se invii questo documento a lavoro ora sono guai: sanzioni immediate e rischi severi, lo dice la nuova legge

Le sanzioni per assenza alle visite fiscali: cosa sapere. Attenzione perché la legislazione è complessa, ma parla chiaro

Le sanzioni per assenza alle visite fiscali rappresentano un aspetto cruciale della disciplina lavorativa in Italia. Quando un dipendente si ammala, non può semplicemente fermarsi dal lavoro e godere di un periodo di riposo senza ulteriori obblighi; deve rispettare precise norme di reperibilità per consentire controlli medici a domicilio. Queste visite fiscali, gestite dall’Inps, sono pensate per verificare la reale condizione di salute dei lavoratori assenti per malattia. Tuttavia, cosa accade se un dipendente non rispetta queste regole?

Attenzione documento
Visita fiscale: fate attenzione – (sardegnaoggi.it)

L’Inps svolge un ruolo fondamentale nel controllo delle assenze per malattia, ma anche i datori di lavoro sono tenuti a monitorare e segnalare eventuali irregolarità. La collaborazione tra datori di lavoro e Inps è cruciale per garantire il corretto funzionamento del sistema delle visite fiscali e per prevenire abusi.

Rispettare le regole delle visite fiscali non è solo un obbligo, ma un dovere nei confronti del datore di lavoro e della comunità, assicurando che le risorse pubbliche destinate alle indennità di malattia siano utilizzate correttamente e in modo equo.

Obblighi di reperibilità: le sanzioni

I dipendenti, sia del settore pubblico che privato, devono rispettare specifiche fasce orarie in cui devono essere disponibili per le visite fiscali: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:00, tutti i giorni, inclusi i festivi. Durante queste fasce, il lavoratore deve trovarsi presso l’indirizzo dichiarato nel certificato medico e deve permettere al medico di effettuare la visita di controllo senza ostacoli.

Obbligo di reperibilità
Obblighi di reperibilità: le sanzioni – (sardegnaoggi.it)

Se un medico incaricato dall’Inps si presenta per un controllo e il dipendente risulta assente, il medico lascia un avviso e segnala l’assenza all’Inps. Il lavoratore viene quindi convocato per una visita ambulatoriale il giorno successivo non festivo. Se il lavoratore non si presenta neppure a questa seconda visita, l’Inps avvisa il datore di lavoro, e il dipendente ha dieci giorni per giustificare la sua assenza. Le conseguenze economiche variano a seconda della frequenza delle assenze ingiustificate:

  1. Prima assenza: sospensione dell’indennità per un massimo di dieci giorni.
  2. Seconda assenza: riduzione del 50% dell’indennità per il periodo restante della malattia.
  3. Terza assenza: perdita totale dell’indennità per il periodo restante.

Oltre alle sanzioni economiche, il datore di lavoro può adottare provvedimenti disciplinari. In caso di recidiva, il dipendente può essere licenziato per giusta causa, come sancito dalla Corte di Cassazione.

Ci sono situazioni particolari in cui l’assenza può risultare giustificata. La giurisprudenza riconosce la validità dell’assenza durante le fasce di reperibilità in due casi principali:

  • Visite mediche indifferibili: Se il dipendente deve sottoporsi a visite o trattamenti medici urgenti, questi devono essere documentati e dimostrabili per giustificare l’assenza.
  • Motivi familiari o personali gravi: Situazioni che richiedono la presenza del lavoratore altrove per evitare gravi conseguenze personali o familiari possono essere considerate giustificazioni valide.

Un’altra dimensione spesso trascurata riguarda il comportamento del lavoratore al di fuori delle fasce di reperibilità. Anche quando il lavoratore non è obbligato a essere a casa, deve comunque evitare attività che possano compromettere la sua guarigione. Ad esempio, un dipendente in malattia per influenza non dovrebbe recarsi al mare, poiché il datore di lavoro potrebbe ritenere tale comportamento lesivo per la salute del dipendente e procedere con una sanzione disciplinare.