Anche prelevare soldi (i propri soldi!) al bancomat fa scattare delle tasse. Ecco le cifre che tutti noi dobbiamo pagare
L’uso consapevole del bancomat e una buona gestione delle finanze personali possono contribuire a minimizzare le spese legate ai prelievi di contanti. In un contesto economico in cui le banche cercano di incrementare i propri profitti anche attraverso le commissioni sui servizi, diventa cruciale per i consumatori informarsi e adottare strategie per proteggere il proprio denaro.
Un’accortezza utile è evitare di utilizzare la carta di credito per prelevare contanti, se possibile. Le carte di debito, infatti, tendono ad avere costi di prelievo inferiori rispetto alle carte di credito. Inoltre, pianificare i prelievi con attenzione può ridurre le spese. Invece di fare piccoli prelievi frequenti, che comportano commissioni ogni volta, è meglio effettuare prelievi meno frequenti ma di importo maggiore.
Prelievo in contanti: quanto si paga?
Negli ultimi anni, il tema delle commissioni sui prelievi di contanti al bancomat è diventato sempre più rilevante per i consumatori italiani. Molti utenti, infatti, si trovano a dover affrontare costi inaspettati quando si recano agli sportelli automatici per ritirare il proprio denaro. Anche se spesso ci si riferisce a queste commissioni come a una sorta di “tassa”, è importante chiarire che non si tratta di un tributo statale, ma di un addebito che va a beneficio delle banche. Questo può incidere in maniera significativa sul bilancio personale, soprattutto per chi effettua prelievi frequenti.
Le commissioni sui prelievi in Italia variano principalmente in base alla banca e al tipo di carta utilizzata. Nel caso in cui il prelievo venga effettuato presso un bancomat della stessa banca che ha emesso la carta, solitamente non ci sono costi aggiuntivi. Tuttavia, alcune banche possono applicare commissioni anche in questo caso, specialmente per i conti correnti a zero spese o per prelievi che superano una determinata soglia mensile. La situazione diventa più onerosa se il prelievo viene effettuato presso una banca diversa. In questi casi, le commissioni possono oscillare tra 1,50 e 3,50 euro per ogni operazione, a seconda delle condizioni stabilite dalla banca emittente e da quella ospitante. Per chi effettua numerosi prelievi al mese da bancomat di altre banche, ciò può tradursi in un esborso significativo.
Quando si utilizza una carta di credito per prelevare contanti, i costi possono aumentare ulteriormente. In questo caso, la commissione è solitamente calcolata come una percentuale sull’importo prelevato, variabile tra il 2% e il 4%, con un minimo fisso che spesso si aggira intorno ai 2-3 euro per transazione. Inoltre, il prelievo con carta di credito viene considerato come un anticipo contante, su cui vengono applicati interessi a partire dal giorno dell’operazione. Se ci si trova all’estero, le commissioni possono crescere ancora di più, a causa dei costi di cambio valuta e conversione, che generalmente si attestano tra il 3% e il 5% sull’importo prelevato.
Per evitare sorprese sgradite, è fondamentale che i consumatori siano ben informati sulle commissioni previste dalla propria banca. Un modo per farlo è consultare il contratto di conto corrente o contattare il servizio clienti per avere chiarimenti. Inoltre, esistono alcune strategie che possono aiutare a ridurre o eliminare questi costi. Ad esempio, è consigliabile utilizzare principalmente i bancomat della propria banca, poiché questo può evitare commissioni aggiuntive. Alcune banche online offrono conti correnti che prevedono prelievi gratuiti, sia in Italia che all’estero, quindi potrebbe essere utile valutare l’apertura di un conto di questo tipo. È importante leggere attentamente i termini del contratto, poiché alcuni di questi conti offrono solo un numero limitato di prelievi gratuiti al mese.