Fai attenzione perché adesso spettano ben 40mila euro ai lavoratori: chi può gioire grazie a questo ricchissimo rimborso.
Per migliaia di docenti precari in Italia, lavorare per anni con contratti a termine è una realtà fin troppo comune. Nonostante superino abbondantemente i 36 mesi di servizio, infatti, spesso si ritrovano senza una stabilizzazione del rapporto di lavoro. Tuttavia, con il Decreto Salva infrazioni 2024, arriva una novità importante: la possibilità di richiedere un risarcimento economico per l’abuso dei contratti a termine.
Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 6 novembre e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, rappresenta un passo avanti per riconoscere i diritti dei lavoratori precari, inclusi insegnanti e personale ATA, così che possano accedere alla stabilizzazione dopo anni di precariato. Nello specifico, l’articolo 12, introdotto in risposta al deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE per violazioni legate all’abuso dei contratti a termine, stabilisce che i lavoratori, vittime di una successione di contratti precari, possano richiedere un’indennità.
“Nella specifica ipotesi di danno conseguente all’abuso nell’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, fatta salva la facoltà per il lavoratore di provare il maggior danno, il giudice stabilisce un’indennità nella misura compresa tra un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto“, si legge proprio nel testo.
Come e quando si può raggiungere la somma di 40mila euro: ecco cosa fare
Questa indennità, che raddoppia rispetto al limite precedente di 12 mensilità, rappresenta un sostanziale rafforzamento delle tutele. Passando invece a chi può accedere a tale rimborso, tutti i lavoratori della pubblica amministrazione, con almeno 36 mesi di servizio a termine, possono ottenere il risarcimento. La somma di 40mila euro però è determinata da un giudice sulla base di diversi fattori come la gravità dell’abuso, la durata complessiva dei contratti e il loro numero in successione ed eventuali danni aggiuntivi dimostrati dal lavoratore.
Altro aspetto fondamentale da non sottovalutare, nonostante il significativo miglioramento delle compensazioni economiche, la norma non prevede la conversione automatica dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, unico neo che lascia più che aperta la questione della stabilità lavorativa per migliaia di docenti e personale scolastico. Tuttavia, come riportato dal sito ‘Brocardi’, per il sindacato ANIEF si tratta comunque di un primo passo verso un riconoscimento più equo per chi, per anni, ha contribuito al funzionamento del sistema scolastico in condizioni di precarietà.