Ricevere un messaggio di sospensione dall’INPS non è la fine del mondo, ma un’opportunità per rivedere e correggere la propria situazione.
Negli ultimi anni, la gestione delle prestazioni di invalidità civile da parte dell’INPS ha subito numerosi cambiamenti, con l’obiettivo di garantire un sistema più equo e sostenibile. Recentemente, l’INPS ha inviato comunicazioni ai beneficiari di prestazioni economiche di invalidità civile, informandoli che le loro prestazioni sono state sospese. Questo avviso può generare ansia e confusione, ma è fondamentale comprendere la procedura da seguire per riattivare il beneficio e le scadenze da rispettare.
La Legge n. 118 del 1971 stabilisce che l’invalidità civile viene riconosciuta a coloro che presentano menomazioni fisiche, intellettive e/o psichiche che comportano una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo. Per la valutazione della sussistenza di tali condizioni, è prevista una visita da parte di una Commissione medica dell’ASL, che effettua accertamenti clinici e medici.
Quando viene riconosciuta un’invalidità al 100%, il beneficiario ha diritto a ricevere una pensione di inabilità, accessibile a chi ha un’età compresa tra i 18 e i 67 anni. Diversamente, l’assegno ordinario di invalidità viene concesso a chi ha una riduzione della capacità lavorativa di almeno due terzi, ma non è reversibile ai superstiti. Questo rappresenta una distinzione cruciale per i beneficiari e le loro famiglie.
Comunicazione dell’INPS e limiti di reddito
Il comunicato n. 4097 del 4 dicembre 2024, emanato dall’INPS, ha rimarcato che le prestazioni economiche di invalidità civile sono collegate al reddito. Ciò significa che i beneficiari devono dimostrare di non superare un limite di reddito stabilito annualmente dalla legge. Per il 2024, questo limite è fissato a 19.461,12 euro. Pertanto, i percettori di pensione di inabilità e altre prestazioni legate all’invalidità civile sono obbligati a comunicare la propria situazione reddituale all’INPS.
Nel caso in cui l’INPS verifichi che alcuni beneficiari non abbiano adempiuto a questo obbligo, invierà un preavviso di sospensione tramite raccomandata A/R. In questa comunicazione, il beneficiario è invitato a presentare la domanda di ricostituzione reddituale entro 60 giorni, utilizzando il canale telematico o rivolgendosi a un patronato. La mancata risposta all’avviso comporterà la sospensione della prestazione, seguita da una ulteriore comunicazione. Se dopo 120 giorni non viene fornito alcun riscontro, l’INPS procederà alla revoca della prestazione, con richiesta di restituzione del debito relativo agli anni di reddito non dichiarati.
Un’altra situazione che può portare alla sospensione delle prestazioni è l’assenza alla visita di revisione. In questo caso, la procedura è rapida: l’assenza registrata comporta l’immediata sospensione sul “Data Base Pensioni” dell’INPS. Anche in questo caso, la sospensione è temporanea e cautelativa. L’interessato viene informato della possibilità di giustificare l’assenza entro 90 giorni. Se non si presenta alcuna giustificazione valida, trascorsi i 90 giorni, l’INPS procederà con la revoca definitiva della prestazione economica.
La legislazione vigente, in particolare la L. 448/1998 e il D.L. 78/2009, stabilisce chiaramente queste procedure. È importante che i beneficiari siano sempre informati e aggiornati riguardo alle normative vigenti e alle scadenze, in modo da evitare spiacevoli sorprese e perdite di benefici.
Per coloro che ricevono comunicazioni dall’INPS, è fondamentale prendere visione del contenuto del messaggio e procedere con la massima attenzione. In caso di dubbi o problematiche, è consigliabile contattare un esperto o un patronato per ricevere assistenza e chiarimenti. La tempestività nella risposta e la corretta gestione della propria situazione reddituale possono fare la differenza per non perdere i diritti acquisiti.