Con la Federazione Teutonica in crisi, l’Italia può davvero superare la Germania? Ecco cosa dicono le stime della Commissione Europea
La Commissione Europea è l’organo esecutivo dell’UE, che ha il compito di gestire il bilancio dell’unione e proporre nuove legislazioni. Lo scopo della CE è di vigilare e garantire sulla corretta applicazione delle politiche e delle legislazioni in ciascuno stato membro, rappresentando gli interessi dell’UE nel mondo.
Istituita originariamente nel 1951 come ‘Alta autorità‘ della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), dal Palazzo Berlaymont di Bruxelles, dove ha sede, si occupa di gestire i programmi dell’Unione Europea e la spesa dei suoi fondi strutturali.
I fondi strutturali vengono utilizzati per favorire la crescita economica e occupazionale di ciascun Stato membro dell’UE, che sono in tutto 27. La loro istituzione ha avuto luogo al fine di eliminare le differenze tra le aree più benestanti e quelle più complesse del vecchio continente.
L’operato dell’organo passa dal presidente della Commissione, carica attualmente detenuta dalla tedesca Ursula von der Leyen, che stabilisce la direzione politica collaborando con i commissari, che sono 27 (uno per ogni Stato membro, con i quali redige il programma annuale di lavoro.
Quale futuro attende la nostra Repubblica?
Le previsioni della Commissione Europea evidenziano una frenata nella crescita dell’Italia. Lo sviluppo del PIL è atteso intorno allo 0,7% nel 2024, in calo rispetto alla stima dello 0,9% dello scorso maggio, con una crescita stimata nel 2025 dell’1% e dell’1,2% nel 2026. Bruxelles stima che il debito pubblico italiano salirà al 138,2% nel 2025, migliorando le attese di primavera, secondo cui l’indebitamento pubblico era atteso salire addirittura al 141,7% per il prossimo anno. Il deficit italiano, invece, è destinato a scendere al 3,4% nel 2025, dal 7,2% dello scorso anno, rivedendo al ribasso le stime primaverili, che attendevano un disavanzo del 4,7% nel 2025.
Il commissario dell’UE per l’economia ed ex premier italiano Paolo Gentiloni ha confermato che i ritardi nell’implementazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza potrebbe frenare la ripresa della crescita. Qualora, invece, l’inflazione dovesse scendere in maniera più scattante del previsto, la politica monetaria si rivelerebbe più conciliante, sempre secondo quanto espresso da Gentiloni.
La spaventosa recessione tedesca
La Germania, definitiva ‘locomotiva d’Europa‘ in quanto prima economia dell’Unione per dimensioni del PIL e terza mondiale, che ha fornito un modello di sviluppo impeccabile nel corso della, quasi totale, esistenza dell’UE, si trova ora a fronteggiare una crisi senza precedenti, che l’ha portata a diventare l’unico paese avanzato in recessione. Tutto parte dalla politica, riflettendosi inevitabilmente anche nell’ambito finanziario. Lo scorso novembre il cancelliere Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze teutonico Lindner a causa di divergenze su come affrontare la, già grave, crisi economica del paese.
L’andamento del Prodotto Interno Lordo tedesco ha prodotto risultati eclatanti, che si erano verificati soltanto nel 2020, anno in cui l’intera economia globale è stata gravata dalla pandemia di Covid-19. Dopo il -0,3% del 2023, il dato previsto per il 2024 è lo 0,1%, con stime di crescita futura che arriverebbero a toccare l’1,3% nel 2026. Ad affliggere gravemente l’economia è stata, anche, la crisi energetica conseguita all’invasione russa in Ucraina; questo perché l’industria tedesca si fonda prevalentemente su acciaierie, fabbriche d’auto e stabilimenti chimici, annoverabili nella cosiddetta ‘industria pesante’. Si tratta, dunque, di settori che necessitano di molta energia per produrre e la fine dell’approvvigionamento di gas provenienti dalla Federazione Russa, ha generato un impatto monstre su tali attività.