La rivalutazione delle pensioni sta facendo crucciare le categorie interessate. Ecco tutto quello che sta per cambiare
La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo, previsto dalla legge italiana, che ha l’obiettivo di adeguare gli importi degli assegni pensionistici all’inflazione. Le modifiche a tali coefficienti vengono stabilite seguendo i dati Istat.
Ma non tutti gli assegni saranno rivalutati alla stessa maniera. La rivalutazione sarà , infatti, inferiore su quelli più elevati, al fine di assicurare una maggiore equità , concentrando l’aumento proprio su chi riceve le somme più basse.
Nel corso degli anni i lavoratori hanno visto ridursi il valore della pensione. Negli ultimi 15 anni l’assegno pensionistico è crollato, in media, di oltre 2100 euro. Fino all’anno 2009, infatti, la pensione annua si attestava a 24.544 euro, mentre le stime evidenziano un ribasso fino a 22.432 nel biennio 2025-2026.
Infatti, proprio a partire dal 1° gennaio 2025, i nuovi coefficienti di trasformazione entreranno in vigore. Rispetto alla Riforma Dini, datata 1995, si tratta del settimo aggiornamento del sistema contributivo avvenuto nel corso dei 29 anni successivi.
I risultati prodotti nel 2024
L’ultimo aggiornamento alla riforma pensionistica precedentemente citata, è avvenuto proprio nel 2023, per modificare la rivalutazione dell’anno successivo. Nel 2024 le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (circa 2100 euro mensili) hanno subito una rivalutazione totale. Le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS (fino a 2600 euro) hanno ottenuto una rivalutazione pari al 90%.
Le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo INPS (fino a 3100 euro) hanno subito una rivalutazione pari al 75%. Infine, le pensioni oltre 6 volte il minimo INPS (perciò oltre 3100 euro) sono state rivalutate al 50%.
Cosa cambierà nel 2025?
Ora possiamo affermare con certezza che chi andrà in pensione nel 2025 riceverà assegni più bassi rispetto a coloro che si ritireranno nel 2024. In base ai dati forniti dall’Istat, tenendo conto, dunque, dei tassi d’inflazione, la rivalutazione prevista per il prossimo anno è dell’1,6%. Chi sceglierà di ritirarsi nel 2025, secondo dati emersi da alcune simulazioni, subirà un taglio pari a 460 euro all’anno, circa 35 euro al mese in meno, rispetto a chi deciderà di farlo entro il termine dell’anno corrente.
L’aumento dell’anno futuro sarà applicato seguendo lo schema di perequazione progressiva. Ecco cosa cambierà nello specifico: le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (2100 euro circa) riceveranno la rivalutazione completa, le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS (fino a 2600 euro) riceveranno un aumento pari al 90%, le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo INPS (fino a 3100 euro) subiranno un aumento del 75% ed, infine, le pensioni superiori a 6 volte il minimo INPS (oltre 3100 euro) riceveranno una valutazione del 50%.