Questi saranno i combustibili del futuro: c’è chi ci ha già investito 2,5 milioni di euro

Greenpeace ha optato per una decisione alternativa, ma altrettanto conveniente e benefica per l’ambiente circostante. Ecco di cosa si tratta

L’organizzazione non governativa Greenpeace svolge un ruolo prioritario per quanto riguarda la protezione dell’ambiente a livello globale. Si compone di addirittura 26 organizzazioni tra nazionali e regionali, dislocate in ogni continente del globo.

Nacque nel 1971 a Vancouver, in Canada, ed ha sempre dichiarato come principale intento di costituire un organo a difesa dell’ambiente, il cui dogma dovesse essere rappresentato dalla nonviolenza. Come il nome stesso, d’altronde, ci suggerisce: Verde e Pace, contrastare le azioni che producono danni significativi all’ambiente in modo pacifico.

La peculiarità della ONG è la flotta di navi da essa posseduta, che girovagano per gli oceani di tutto il mondo al fine di dar voce alle battaglie condotte. Attualmente sono tre le imbarcazioni di cui Greenpeace dispone: abbiamo la ‘Arctic Sunrise‘, utilizzata nella navigazione verso Polo Nord e Polo Sud, la ‘Rainbow Warrior‘, che dispone di oltre 1250 metri quadri di vele e la ‘Esperanza‘.

Tra le principali cause di cui Greenpeace si è fatta portatrice nel corso degli ultimi cinquant’anni ricordiamo sicuramente la lotta al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, l’opposizione alla pratica dei test nucleari che avvengono nell’Oceano Pacifico o il salvataggio degli animali a rischio estinzione, solo per citarne alcuni.

La scelta epocale di Greenpeace

Greenpeace ha rivolto la propria priorità a due combustibili specifici, in grado, a detta di esperti ed ambientalisti, di ridurre significativamente le emissioni. L’organizzazione ha già annunciato un investimento in questo campo, proprio in riferimento alle due nuove fonti, che si attesterà attorno ai 2,5 milioni di euro. Il progetto si articolerà mediante l’edificazione di una nave lunga circa 75 metri, completamente ecologica e con in dotazione un sistema di propulsione alimentato dai combustibili.

Stiamo parlando dell’idrogeno e dell’e-metanolo, conosciuti nel campo per il loro potenziale in chiave di maggior sostenibilità, ma che non sono ancora riusciti ad affermarsi sul mercato produttivo come invece accaduto, ad esempio, all’energia eolica o solare. I vantaggi nello sfruttamento dei combustibili risiedono nella loro capacità di produttività energetica senza comportare significative e dirette emissioni di CO2, la cui riduzione è indubbiamente l’aspetto prioritario inquadrato nella necessità di favorire una transizione green.

Nave di Greenpeace (Pixabay)
Nave di Greenpeace (Pixabay foto) – www.sardegnaoggi.it

Un trasporto marino meno nocivo per l’ambiente

L’imbarcazione, in questo senso, segna una novità senza pari nell’ambito di una transizione che verrà una progressiva diminuzione, fino alla definitiva eliminazione, dei combustibili fossili, in particolare per quanto concerne il settore dei trasporti. Il progetto dell’imbarcazione, che si prefissa di essere una delle più sostenibili presenti in circolazione, ha lo scopo di dimostrare che un cambio repentino nello sfruttamento delle tecnologie e delle fonti è finalmente possibile, data la presenza di risorse disponibili ad essere utilizzate e, perché no, implementate anche in vista di obiettivi ancora maggiormente innovativi nel campo.

L’ulteriore particolarità dell’imbarcazione di Greenpeace saranno i suoi 2.000 metri quadrati di vele in dotazione, al fine di usufruire a pieno dell’energia eolica. Ma anche la presenza di sistemi contemporanei che puntano ad una futura rivoluzione, come batterie e pannelli solari, al fine di ottimizzare il consumo energetico. Il progetto raggiungerà la sua scadenza nel 2027, anno in cui avverrà finalmente la consegna della barca e rappresenterà un passo fondamentale per la transizione verso una tipologia di trasporto marino maggiormente sostenibile.