L’introduzione avvenuta in Cina può potenzialmente rivoluzionare il panorama mondiale della produzione nucleare. Scopriamo di cosa si tratta
L’energia nucleare viene rilasciata dal nucleo atomico e può essere prodotta mediante due processi distinti. Il primo prende il nome di fissione nucleare, generalmente più diffuso nel processo di sfruttamento, che consiste nella divisione dei nuclei in differenti parti.
Dall’altra parte troviamo la fusione nucleare, che consiste, per l’appunto, nell’aggregazione dei nuclei dell’atomo, minormente utilizzata poiché la ricerca a riguardo risulta essere ancora in fase di sviluppo.
Alcuni dei motivi più favorevoli riguardanti lo sfruttamento dell’energia nucleare sono indubbiamente la riduzione di emissioni di CO2, un aspetto indubbiamente prezioso per il contrasto al cambiamento climatico, ma anche la sicurezza energetica e il minor impegno nell’approvvigionamento dell’uranio rispetto ai combustibili fossili.
Esattamente, perché il materiale su cui si fonda il processo produttivo dell’energia nucleare è proprio l’uranio. Si tratta di un metallo pesante che è generalmente reperibile in natura all’interno della crosta terrestre.
Il piano per liberarsi definitivamente dei residui radioattivi
La Cina ha proposto un nuovo progetto legato allo smaltimento di rifiuti particolarmente nocivi per il genere umano. L’idea arriva da un team di scienziati cinesi, che hanno messo in piedi un’innovativa tecnologia volta a trasformare le scorie radioattive in un nuovo combustibile, che potrà essere sfruttato direttamente nei reattori nucleari che li hanno precedentemente prodotti. In questo modo si garantirebbe uno sfruttamento seguendo un ciclo infinito, assicurando una risoluzione definitiva riguardante lo smaltimento dei rifiuti.
Gli scienziati hanno lavorato all’implementazione della nuova tecnologia per oltre una decade. Il punto di svolta è stato l’introduzione di un acceleratore lineare di particelle; permette l’origine di neutroni in grado di interagire con i residui, che verranno successivamente convertiti in uranio, poi riutilizzabile. Si tratta di una pratica rivoluzionaria che segna una nuova era nel settore della produzione energetica nucleare. La nuova tecnologia potrà favorire maggior efficienza e sostenibilità nello stesso processo produttivo.
Il primo passo verso l’indipendenza energetica cinese
L’innovativo processo è parte di un obiettivo molto più ampio, già posto come focus principale dal Governo cinese; potenziare l’autonomia e l’indipendenza energetica dello Stato, mediante una diminuzione progressiva delle importazioni estere di combustibili fossili, su tutti l’uranio, nonché la volontà di raggiungere definitivamente un modello produttivo che garantisca emissioni minime di carbonio.
Negli ultimi periodi sono state molteplici le notizie che hanno riguardato gli esperimenti e le innovazioni della Cina in questo campo. Si era già parlato, ad esempio, della possibilità di produrre energia combinando due fonti pulite ed inesauribili, ossia l’energia solare e l’eolica. Il potenziale incremento del settore nucleare, garantendo un processo produttivo maggiormente sostenibile rappresenta soltanto la punta dell’iceberg e garantirebbe alla potenza asiatica la possibilità di ricoprire un ruolo di spicco per quanto concerne la lotta al surriscaldamento globale e il processo di decarbonizzazione, fornendo un concreto esempio per gli interi sistemi produttivi mondiali.