Roberto Da Crema, meglio conosciuto come “il Baffo delle televendite”, è stato una figura iconica del panorama televisivo italiano.
Con il suo caratteristico baffo e le sue promozioni incalzanti, ha dominato le trasmissioni negli anni ’90 e nei primi anni 2000. Era impossibile non imbattersi in uno dei suoi show, dove con energia e passione vendeva di tutto: dai forni alle scale, passando per orologi simili ai celebri Swatch.
“Ho piazzato 600 mila forni, 400 mila scale. In TV facevo 50, 60 mila vendite al mese”, ricorda oggi con un pizzico di nostalgia.
La caduta e la rinascita
Il successo di Roberto non fu eterno. Nel 2003, la sua carriera subì un drammatico arresto a causa di un’accusa di bancarotta fraudolenta. L’arresto avvenne in circostanze che sembravano tratte da un film: “Ero a Radio Italia. Sembrava un film, sotto arrivano sei pattuglie della polizia. Scendo e mi dicono: siamo qui per te”. Condannato con attenuanti, dovette scontare un anno e otto mesi di carcere con la condizionale e pagare una multa di 650 mila euro.
Il periodo trascorso nel carcere di San Vittore fu un momento di grande sofferenza e riflessione. “Ho passato sette giorni, a San Vittore, con mio figlio Moris. Piangevo continuamente. Pensavo che lì dentro sarei morto“, ricorda con emozione. La notorietà acquisita in anni di televendite lo seguì anche dietro le sbarre, dove i detenuti lo riconoscevano e lo invitavano a pranzo.
Il ritorno alla libertà segnò per Roberto l’inizio di una nuova vita. Decise di abbandonare per sempre le televendite, un mondo che ormai non sentiva più suo. “Ora sono i clienti a venire da me”, afferma, rivelando il suo nuovo progetto imprenditoriale: la gestione di cinque grandi magazzini in Lombardia, attività che porta avanti con l’aiuto dei suoi figli. Questa nuova avventura è non solo un business, ma un modo per riacquistare dignità e ricostruire la propria reputazione.
La sua visione della vita è cambiata radicalmente. Roberto non è più l’uomo che urla nelle televendite, ma un imprenditore consapevole delle sue responsabilità verso i suoi 68 dipendenti. “Dopo il processo avevo deciso che non avrei fatto più televendite, non ce la facevo. Sogno un reality nel negozio“, confida, dimostrando che la sua vena creativa e imprenditoriale è tutt’altro che esaurita.
Un altro episodio significativo della sua vita è stata una multa esorbitante da mille miliardi di lire, conseguenza di una violazione delle norme sul diritto di recesso per le vendite a distanza. La cifra, equivalente a mezzo miliardo di euro, venne poi ricalcolata e ridotta a una somma di poche migliaia di euro, ma rappresenta uno dei tanti ostacoli che Da Crema ha dovuto affrontare e superare.
Per chi ricorda le sue televendite, un volto familiare era quello della Sciura Maria, una presenza reale in studio con lui. “Era tutto vero: una persona in carne e ossa, in studio con noi. Nella mia prima televendita io in verità parlavo a lei: avevo bisogno di un cliente vero“, spiega, sottolineando come l’autenticità delle sue performance sia sempre stata la sua forza.
Oggi, Roberto Da Crema ha trasformato quella che poteva essere una definitiva caduta in un’opportunità di rinascita personale e professionale, dimostrando che anche dai momenti più difficili si può ripartire, con determinazione e il supporto della famiglia.