Apparentemente potrebbe sembrare una curiosità solo per pochi ma c’è chi se e sta facendo proprio un cruccio per sapere quanto guadagnano preti e suore.
Un ministero, una scelta di vita che, in realtà, non richiederebbe uno “stipendio” vero e proprio, restando a quello che Gesù disse. Ma la vita è cambiata nel corso dei secoli e un minimo di sostentamento lo hanno anche loro, siano essi sacerdoti o suore che vivono in convento.
Ma il loro può essere definito davvero uno stipendio? Forse ai gradini più bassi no, ma nelle gerarchie più in alto (vescovi e cardinali) sì. Cerchiamo di capire insieme quanto guadagnano effettivamente, e se c’è poi una differenza anche con i frati e le suore che, forse, sono coloro che davvero non guadagnano nulla.
Lo stipendio nella Chiesa esiste?
Una domanda che, ultimamente, in troppi si stanno ponendo: quando guadagna un sacerdote? Quanto prende di stipendio una suora o un vescovo? Diversi, anche sono stati i video (la maggior parte di questi, fasulli) che dichiaravano di conoscere l’esatta cifra che un ministro di Dio, a seconda del grado che ricopriva nella gerarchia ecclesiastica, guadagnava.
Ma quanto c’è di vero dietro tutto questo? Se dovessimo restare a ciò che Gesù, più di 2000 anni fa ha detto, è che in realtà tutti dovrebbero vivere di ciò che i fedeli danno ed offrono loro. Così non è più, anche perché nel corso del tempo la vita è cambiata, lo stile è cambiato e, di conseguenza, anche la vita ha un suo costo, che non è più quello di 2000 anni fa.
Fare un calcolo dello stipendio di un sacerdote o di un vescovo è una cosa un po’ complessa, in quanto il guadagno dipende dal ruolo, nonché dal livello gerarchico. Sta di fatto che l’istituzione Chiesa, per assicurare una vita dignitosa a tutti coloro che ne fanno parte, dà loro una remunerazione, più comunemente conosciuta sotto il nome di “Sostentamento del clero”.
Non deve essere inteso come un vero e proprio stipendio, anche se questa remunerazione viene anche, in parte, tassata, come fosse uno stipendio vero e proprio di un lavoratore dipendente. Questi spetta ai sacerdoti, ai vescovi per permettere loro di avere, comunque, per quanto possibile, una vita dignitosa.
I sacerdoti prendono un sostentamento
Eccezione sono i frati e le suore: loro vivono di vera e propria carità cristiana, che può arrivare dai fedeli. Tranne il caso che se, frate o suora svolga un ruolo diverso (ad esempio, è insegnante in una scuola): lì riceve lo stipendio, ma non è tutto suo. Va alla congregazione di cui fa parte o al convento di cui fa parte per le comuni esigenze.
Nello specifico, però, la remunerazione che va ai sacerdoti varia a seconda del livello di anzianità e del ruolo che si svolgono. Il sostentamento del clero è definito dalla Conferenza Episcopale Italiana ed è pari a 13,12 euro lordi per ogni punto assegnato. Ad esempio, un sacerdote appena ordinato può arrivare a percepire fino a 1050€ lordi (suoi sono 80 punti), mentre quello più anziano magari anche vescovo, fino a 1810€ al mese (suoi sono 138 punti).
L’assegnazione dei punti dipende da fattori, come la distanza tra le parrocchie, l’operare in zone disagiate, o avere degli incarichi a livello diocesano, o per chi è anche insegnante di religione presso le scuole pubbliche. Un assegno integrativo di circa 1.400€ è dato a quei sacerdoti che per età o salute non svolgono un ministero attivo e sono inseriti nel sistema di previdenza integrativa della Chiesa.
Al Sostentamento del clero vanno anche applicate le tasse: i sacerdoti che percepiscono meno di 15 mila euro l’anno, hanno un trattamento integrativo di 100€ mensili.