La peculiare iniziativa delle case in vendita a 1 euro sta ottenendo un interesse sempre crescente. Ma come funziona davvero?
Nel corso dell’ultimo anno, diversi comuni in tutta Italia hanno lanciato l’iniziativa delle ‘Case a 1 euro’. Si tratta di abitazioni frequentemente localizzate in antichi borghi, che siano essi a due passi dal mare o prossimi alle cime di montagna.
Questo progetto parte dalla necessità dei comuni stessi nell’ambito della riqualificazione di queste aree dall’indubbio valore storico-culturale, combattendone il, sempre più frequente, spopolamento.
Si tratta di un vantaggio anche per i proprietari delle abitazioni che, sfruttando l’iniziativa e vendendo i propri immobili, risparmiano l’ulteriore spesa delle tasse sulle seconde case.
Sono molteplici i potenziali acquirenti che hanno messo gli occhi su queste abitazioni. C’è, tuttavia, da specificare come molto spesso le stesse si trovino in condizioni di deterioramento e fatiscenza decisamente importanti, costringendo l’inevitabile dispendio per la ristrutturazione e la messa in sicurezza.
Come già anticipato, il problema dello spopolamento ha colpito profondamente la maggior parte di quei peculiari villaggi rurali, la cui popolazione è in drastico calo e, di conseguenza, le abitazioni che li arricchiscono finiscono per restare vuote, preda unica di fauna e flora locale. E’ inevitabile che, soprattutto per motivi di lavoro o studio e nello specifico per quanto riguarda la fascia under 30, sempre più persone scelgano di raggiungere la vita delle città, in favore della permanenza nei caratteristici borghi.
In caso di mancanza di eredi, le persone donano le proprie abitazioni alle autorità locali o ai comuni stessi, che si occuperanno della gestione futura. Ma spesso, anche in caso contrario, quando giovani ragazzi ereditano proprietà che non intendono sfruttare, il problema continua a porsi. Sono queste le motivazioni che hanno spinto 25 amministrazioni comunali dell’intero stivale ad optare per una drastica rivoluzione, mediante la vendita degli immobili al prezzo simbolico di 1 euro. Lo scopo dell’iniziativa è anche quello di produrre uno stimolo nell’economia locale, contribuendo ad incrementare il turismo nelle zone interessate.
Attraverso una procedura pubblica le case vengono realmente cedute al prezzo simbolico di 1 euro, ma l’acquirente ha l’obbligo di ristrutturarle e renderle nuovamente abitabili entro un periodo stabilito. I costi effettivi, inoltre, sono decisamente più alti, considerando che il compratore deve affrontare, oltre ai costi di ristrutturazione, importi fissi e variabili come le spese notarili e legali e le tasse immobiliari. Quest’ultime devono essere pagate indipendentemente dallo stato dell’immobile e, qualora si possegga già una casa nel territorio italiano, la nuova proprietà sarà considerata una seconda casa, costringendo al pagamento di ulteriori tasse. Tornando ai costi di ristrutturazione, questi partono, generalmente, da un minimo di 20.000 euro fino ad un massimo di circa 50.000, cifre che variano a seconda delle dimensioni dell’immobile.
Il nuovo proprietario ha l’obbligo di presentare un progetto di ristrutturazione entro 12 mesi dall’acquisto, iniziando, così, i lavori entro un anno e completandoli entro tre anni. Un’ulteriore spesa da preventivare, è un deposito di garanzia, che oscilla tra i 1.000 e i 10.000 euro, richiesto direttamente dai comuni per assicurarsi che i nuovi proprietari siano intenzionati ad avviare la ristrutturazione. Ma è fondamentale avvalersi di una consulenza commerciale, legale ed edilizia per avere maggior chiarezza sulle spese strettamente necessarie, evitando costi imprevisti e sorprese finanziarie.
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