Un Paese diviso in tre, difficilmente governabile senza larghe intese. Cosa succederà a Parigi dopo il voto?
Le recenti elezioni legislative anticipate in Francia hanno segnato un momento cruciale nella storia politica del Paese e non solo, considerando come siano attenzionate da tutta Europa e fuori dall’Ue. Alla fine nessuna maggioranza assoluta è emersa dalle urne, nonostante la vittoria a sorpresa della coalizione di sinistra. La nuova Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, appare ora suddivisa in tre grandi blocchi politici contrapposti tra loro. Questo risultato segna una situazione politica senza precedenti per la Quinta Repubblica, inaugurata alla fine degli anni Cinquanta con l’approvazione della settima Costituzione repubblicana, ancora oggi in vigore.
Nonostante gli ottimi risultati al primo turno che facevano presagire una vittoria, con dichiarazioni entusiastiche di Bardella e Le Pen, il Rassemblement National (RN) non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta. Anche se il partito di estrema destra ha consolidato la sua posizione come la terza forza politica nell’Assemblea, il sistema elettorale francese e l’appeal dello sbarramento repubblicano hanno limitato i suoi progressi. Nei 306 triangolari emersi dal secondo turno, il RN ha vinto solo 9 seggi, perdendone 20. Sebbene il partito abbia ottenuto 125 seggi, 37 dei quali conquistati al primo turno, rimane ben lontano dalla soglia dei 289 seggi necessari per una maggioranza assoluta.
La coalizione Ensemble, che governava con una maggioranza relativa dalle elezioni legislative del 2022, ha visto un netto calo di seggi, passando da 245 a 163. Nonostante questo ridimensionamento, la coalizione ha beneficiato del ritiro dei candidati dell’FNP (Nuovo Fronte Popolare) a suo favore in molti collegi elettorali. Gabriel Attal, esponente di punta di Ensemble, ha sottolineato che il partito ha ottenuto una percentuale di seggi “tre volte superiore a quella prevista” all’inizio della campagna elettorale. Tuttavia, la maggioranza presidenziale ora indebolita dovrà affrontare nuove sfide per mantenere una posizione di leadership nell’Assemblea Nazionale.
I Républicains, nonostante le difficoltà e le lotte intestine, sono riusciti a mantenere una presenza significativa nell’Assemblea con 39 seggi, migliorando leggermente rispetto alle elezioni precedenti. Éric Ciotti, che aveva inizialmente mostrato una mano tesa al RN, ha visto la sua proposta di alleanza respinta dal partito, che ha invece scelto di affermare la propria indipendenza. Olivier Marleix, presidente del gruppo LR all’Assemblea Nazionale, ha beneficiato dello sbarramento repubblicano contro il RN, venendo rieletto nella sua circoscrizione. Laurent Wauquiez, ex presidente del partito, ha ribadito la sua contrarietà a qualsiasi coalizione con il RN e la maggioranza presidenziale, mantenendo una linea politica chiara e indipendente.
La sinistra del Nuovo Fronte Popolare (FNP), composta da vari partiti tra cui il Partito Socialista, Europe Écologie Les Verts e La France Insoumise, ha ottenuto una maggioranza solo relativa. Emmanuel Macron si trova ora di fronte alla sfida di formare una coalizione per nominare un nuovo primo ministro. Gabriel Attal, attuale primo ministro di Ensemble, ha presentato le sue dimissioni, che però sono state respinte da Macron. La prassi vorrebbe che il presidente nominasse un rappresentante del partito con più voti come primo ministro, il che potrebbe portare a una “coabitazione” politica.
Vari scenari sono stati proposti per superare il possibile stallo politico e istituzionale. Tra questi, la formazione di un governo di unità nazionale, un governo tecnico o un governo per la gestione degli affari correnti. Jacques Attali, ex consigliere speciale di François Mitterrand, ha sollevato il problema principale di un governo di unità nazionale: la mancanza di un leader condiviso come Mario Draghi in Italia per esempio. Un governo tecnico, guidato da esperti non legati a partiti politici, sembra improbabile data l’attuale frammentazione politica. Un governo per la gestione degli affari correnti, con poteri limitati, potrebbe rappresentare una soluzione temporanea.
In assenza di una maggioranza chiara, l’ipotesi di nuove elezioni legislative anticipate potrebbe diventare una realtà. La Costituzione francese prevede che l’Assemblea Nazionale possa essere sciolta una sola volta all’anno, e non prima del luglio 2025. Tuttavia, il Consiglio Costituzionale potrebbe trovare una via per uno scioglimento anticipato di emergenza. Emmanuel Macron ha ribadito la sua intenzione di restare in carica fino al 2027, ma un possibile stallo istituzionale potrebbe portare a dimissioni anticipate. Marine Le Pen ha già suggerito che, in caso di stallo, il presidente dovrebbe considerare le dimissioni come una via d’uscita dalla crisi.
L’Assemblea Nazionale francese si presenta ora estremamente frammentata, con tre grandi blocchi politici: il RN, Ensemble e il FNP. Questa frammentazione rende difficile prevedere la formazione di coalizioni stabili e durature. Ogni partito dovrà negoziare compromessi e alleanze strategiche per ottenere il sostegno necessario alle proprie proposte legislative. La mancanza di una maggioranza assoluta potrebbe portare a un’era di instabilità politica, dove ogni decisione importante richiederà lunghe trattative e concessioni.
Oltre ai tre grandi blocchi, l’Assemblea Nazionale vede la presenza di numerosi piccoli partiti e deputati indipendenti. Questi attori minori potrebbero giocare un ruolo decisivo nell’equilibrio politico, fornendo il sostegno necessario a una coalizione per raggiungere la maggioranza relativa. Tuttavia, la loro influenza potrebbe anche complicare ulteriormente le trattative, con richieste specifiche e agende particolari da soddisfare. I piccoli partiti e gli indipendenti avranno l’opportunità di esercitare un’influenza significativa, ma anche la responsabilità di contribuire alla stabilità politica del Paese.
L’incertezza politica potrebbe avere un impatto significativo sulle riforme e sulle politiche governative future. La capacità del governo di implementare cambiamenti strutturali e politiche ambiziose sarà limitata dalla necessità di ottenere un consenso ampio e trasversale. Questioni come la riforma del sistema pensionistico, le politiche ambientali e la gestione della crisi economica richiederanno un’abilità straordinaria nel negoziare e mediare tra le diverse fazioni politiche. Come Emmanuel Macron e il suo governo, che ha già dimostrato una certa scaltrezza politica, navigheranno in questo contesto complesso determinerà in larga misura il successo delle sue iniziative nei prossimi anni.
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