J.D.Vance, qual è la visione del vicepresidente di Donald Trump

J.D. Vance, scelto da Donald Trump come suo candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, ha accusato la stampa americana di essere stata ”disonesta” dopo il tentato assassinio dell’ex presidente

Alla terza giornata della convention del Partito Repubblicano a Milwaukee, Wisconsin, il discorso più atteso è stato quello di J.D. Vance, annunciato lunedì come candidato alla vicepresidenza accanto a Donald Trump.

Per Vance, 39 anni, era l’occasione di presentarsi alla popolazione statunitense, che lo conosce ancora poco. Molti americani, generalmente poco interessati alla politica, lo avranno sentito parlare per la prima volta.

J.D.Vance, qual è la visione del vicepresidente di Donald Trump

Vance è senatore dell’Ohio, ma la sua carriera politica è iniziata solo due anni fa. In precedenza, era diventato famoso grazie al successo internazionale di un libro autobiografico.

È il candidato alla vicepresidenza più inesperto dai tempi di Sarah Palin, scelta da John McCain per le elezioni del 2008, poi perse contro Barack Obama. Tuttavia, Vance è molto diverso da Palin sia per toni che per cultura, nonostante entrambi condividano idee di destra radicale e siano molto critici verso il passato del loro partito.

«Sono cresciuto in una piccola città dell’Ohio», ha detto Vance, raccontando la difficile storia della sua famiglia, segnata dalla povertà e dalle dipendenze. «Sono cresciuto in uno di quei luoghi dimenticati dalla classe dirigente di Washington».

J. D. Vance, qual è la visione del vicepresidente di Donald Trump
J. D. Vance, qual è la visione del vicepresidente di Donald Trump – Joe Raedle/Getty Images – Sardegnaoggi.it

 

Questo messaggio è in sintonia con quello di Donald Trump, che nel 2016 promise di difendere «le persone dimenticate dal nostro paese». Tuttavia, Vance ha utilizzato durante il discorso due parole chiave tipiche dei Democratici, usate da Barack Obama per la sua candidatura: speranza e cambiamento.

Tradito a tratti dall’emozione e dall’inesperienza, Vance è sembrato rivolgersi più al pubblico presente che a quello a casa. Anche se ha improvvisato qualche buona battuta, il discorso non è stato particolarmente intenso o appassionante.

Politicamente, però, è stato un intervento duro e rivelatorio dei cambiamenti nel Partito Repubblicano nell’ultimo decennio. La candidatura alla vicepresidenza lo pone in prima fila per la successione a Trump, sia tra pochi mesi o quattro anni.

Quando ha parlato di economia Vance è stato ancora più critico, con dichiarazioni che avrebbero potuto essere fatte da un politico di sinistra radicale: «Abbiamo bisogno di un leader che non sia controllato dalle grandi aziende, ma che risponda ai lavoratori, siano essi sindacalizzati o meno», ha detto Vance. «Un leader che non si venda alle multinazionali, ma che difenda le imprese americane. Non saremo più sottomessi a Wall Street. Lavoreremo per i lavoratori».

Questo messaggio contrasta con molte delle azioni di Trump durante il suo mandato, come l’opposizione all’aumento del salario minimo e i tagli fiscali per i più ricchi.

Tuttavia, i Repubblicani lo rivendicano apertamente, forti del sostegno e dei voti ricevuti negli ultimi anni dalla classe operaia, che in passato votava per i Democratici, ma ora no, soprattutto in luoghi come quello da cui proviene Vance.

«Grazie alle politiche di Biden e degli altri politici di Washington», ha continuato, «il nostro paese è stato invaso da merci cinesi di bassa qualità, da immigrati disposti a lavorare per salari bassissimi e dal letale fentanyl, anch’esso proveniente dalla Cina. Joe Biden ha sbagliato tutto e la mia comunità ne ha pagato il prezzo».

Come altri oratori della convention, Vance non ha parlato di aborto, un tema impopolare per i Repubblicani data la reazione negativa alle loro posizioni repressive. Ha discusso l’immigrazione solo in termini economici, sostenendo che contribuisca all’impoverimento degli americani. «Il costo assurdo delle case è il risultato di tanti fallimenti della leadership americana. Posso dirvi esattamente com’è successo», ha detto Vance.

«I magnati di Wall Street hanno fatto crollare l’economia. I costruttori sono falliti. Gli operai sono rimasti senza lavoro. Le nuove costruzioni si sono fermate. L’esportazione dei posti di lavoro ha bloccato gli stipendi. Poi i Democratici hanno permesso l’invasione di immigrati clandestini, costringendo gli americani a competere per le poche case rimaste con persone che non dovrebbero essere qui».

Introdotto dalla moglie Usha, avvocata e figlia di immigrati indiani, che ha suscitato mormorii quando ha rivelato che entrambi sono vegetariani, Vance ha parlato anche di politica estera.

«Insieme faremo sì che i nostri alleati condividano il peso della protezione della pace: non ci saranno più regali ai paesi che tradiscono la generosità dei contribuenti americani». Un chiaro riferimento alla necessità per l’Europa di provvedere alla propria sicurezza, suggerendo un possibile disimpegno militare degli Stati Uniti, non solo in Ucraina, in caso di vittoria di Trump a novembre.

Prima dell’intervento di Vance, l’intera giornata è stata incentrata sul contrasto tra la forza necessaria agli Stati Uniti per difendere i propri interessi e la presunta debolezza del presidente Joe Biden. Uno dei momenti più intensi è stato l’intervento delle famiglie di sei soldati statunitensi morti durante il caotico ritiro dall’Afghanistan nell’estate del 2021.

La convention del Partito Repubblicano si concluderà domani con il discorso di Donald Trump, che accetterà formalmente la sua terza candidatura alla presidenza degli Stati Uniti e parlerà al paese per la prima volta dopo l’attentato di sabato 13 luglio. La convention del Partito Democratico si terrà in agosto a Chicago.

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