La Generazione Z si informa sui social ma ha imparato a classificarli in base alla loro attendibilità, ecco quali sono i più affidabili
I social non sono tutti uguali e non parliamo solo di funzionalità o tipologia di contenuti che consentono di condividere, bensì della percezione di affidabilità che riescono a garantire.
Per avere una risposta più completa rispetto al grado di attendibilità attribuito alle diverse piattaforme social da parte della Generazione Z può essere utile dare un’occhiata alla ricerca condotta dal team Public Affairs di Ipsos.
Stando ai risultati della ricerca condotta da Ispos, il 42% dei giovani intervistati ammette di tenersi informato grazie a Instagram piuttosto che guardare il TG o ricorrere a giornali cartacei.
Il 38%, invece, ricorre a siti o app di informazione, mentre il 33% preferisce il classico e intramontabile YouTube.
Quando è stato chiesto agli intervistati quanto ritenessero affidabili le differenti piattaforme social, è emerso con chiarezza che esiste una sorta di classifica dei social affidabili. A livello generale, le fonti di informazione ritenute più autorevoli sono ancora le radio e i TG, ma se guardiamo ai social, mentre Instagram e Facebook sono percepiti come attendibili, TikTok e Telegram non lo sono né per la Generazione Z né per i Boomers o per la Silent Generation.
In poche parole, neanche i giovani fanno di tutta l’erba un fascio e sanno scegliere la piattaforma che reputano più affidabile.
L’impatto emotivo dei social media è forte. Sempre secondo l’indagine Ipsos, il 61% degli utenti li sfrutta per stare in contatto con gli amici o per distrarsi dai pensieri (58%).
Ma per quanto riguarda la Generazione Z, i social non sono solo un punto di contatto o uno svago, ma una vera e propria sono una fonte di informazione preziosa, che sfruttano per diventare più consapevoli rispetto a tematiche che stanno loro a cuore. Non a caso sono nate sempre più pagine su Instagram dedicate a fare informazione in modo nuovo e forse più efficace nel dialogare con le nuove generazioni, ne è un esempio Torcha.
Questo deve fare riflettere testate giornalistiche e mass media sull’importanza di arrivare ad un pubblico giovane con dei nuovi strumenti potenzialmente più efficaci per veicolare informazioni e renderle fruibili a chi ormai la TV non la accende più, ma passa gran parte delle sue serate davanti a uno schermo più piccolo.
Informarsi sui social non è sbagliato, anzi. Ad oggi esistono molti profili validi per tenersi aggiornati sulla contemporaneità o su tematiche come la sostenibilità o la politica, ciò che bisogna imparare ha fare però, a prescindere dall’età o dalla piattaforma utilizzata, è riconoscere le fake news o, quantomeno, avere un approccio critico rispetto a ciò che viene sottoposto alla nostra attenzione.
Ad esempio, accettare per vera un’informazione solo perché ce la sta raccontando un influencer che ci piace e di cui ci fidiamo, non è un buon modo per tenerci aggiornati su tematiche importanti. In questo dobbiamo essere bravi a saper vagliare con attenzione le informazioni che ci vengono date e da chi.
Questo non riguarda solo i social, bensì tutto il mondo dell’Informazione. Una notizia falsa può circolare anche attraverso mezzi di comunicazione ritenuti più attendibili e questo non la rende in alcun modo più vera.
Il fatto che in una redazione giornalistica o al TG ci sia qualcuno di incaricato a verificare la veridicità delle informazioni da condividere con il pubblico, non bisogna dimenticare che avere un approccio critico rispetto alle tematiche che ci vengono sottoposte è importante. Inoltre, ascoltare più pareri, raccogliere autonomamente delle informazioni, sono ulteriori strumenti per scavare più a fondo e farsi un’idea più approfondita.
Conoscere è positivo. Avere fame di conoscenza ancora di più.
Saper discernere da quale fiume attingere per soddisfare questa sete di conoscenza è sicuramente una dote utile ma non si può negare che, ad oggi, i social siano passati dall’essere un piccolo rigagnolo a diventare un fiume in piena di contenuti, che meritano di essere presi in considerazione e valutati.
Accusare le nuove generazioni di non interessarsi davvero all’attualità solo perché sfruttano questo nuovo strumento è totalmente anacronistico e controproducente: i social sono una risorsa da sfruttare, non da condannare.
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