Kimia Yousofi, 28 anni, è alla sua terza Olimpiade, partecipando sempre ai “round preliminari”. I suoi genitori fuggirono dall’Afghanistan prima della sua nascita, e lei è cresciuta in Iran con i suoi tre fratelli.
Nel 2012, a 16 anni, partecipò alle selezioni per ragazze immigrate in Iran, e quattro anni dopo, quando i talebani non erano al potere, tornò in Afghanistan per allenarsi e competere alle Olimpiadi di Rio 2016.
La sua dedizione allo sport l’ha portata a essere la portabandiera dell’Afghanistan alle Olimpiadi di Tokyo 2020, svoltesi nell’estate del 2021 a causa della pandemia. Dopo i Giochi, Kimia tornò in Afghanistan solo una settimana prima che il paese fosse conquistato dai talebani, che rovesciarono il governo laico sostenuto dagli Stati Uniti.
Yousofi riuscì a scappare dall’Afghanistan trovando rifugio prima in Iran e poi, grazie all’aiuto del Comitato Olimpico Internazionale, ottenendo un visto per l’Australia nel 2022, dove vive ora come rifugiata.
Avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi di Parigi con la Squadra Olimpica Rifugiati, ma ha scelto di gareggiare ancora una volta per l’Afghanistan, per dare voce alle donne afghane. Il suo messaggio ha avuto un impatto più forte di qualsiasi medaglia olimpica.