A Parigi 2024 due scandali: l’arresto di Tom Craig, giocatore australiano di hockey su prato, per droga e l’espulsione dai Giochi di Rana Reider
Anche Parigi 2024 ha regalato i suoi scandali. Non si parla degli errori arbitrali nella boxe o nel judo o, ancora, nella pallanuoto (la nostra Federazione si rivolgerà al Tas di Losanna per i quarti di Italia-Ungheria), ma di altre vicende, purtroppo extra sportive. Due su tutti: l’arresto di un giocatore della Nazionale australiana di hockey su prato, Tom Craig, e l’espulsione dall’Olimpiade di Rana Reider, l’allenatore di Marcell Jacobs, accusato di molestie.
Tom Craig ha sconvolto tutti perché è finito in manette mentre acquistava da uno spacciatore, nel quartiere di Pigalle, delle dosi di cocaina; Rana Reider sarebbe stato denunciato da tre donne americane per molestie sessuali, verbali ed emotive alla Corte di Broward, in Florida. L’avvocato del coach, Ryan Stevens, parla di “sanzione iniqua” e accusa una delle tre denuncianti di cercare visibilità e denaro. Insomma, scandali su scandali. Ma Parigi 2024 non è l’unica (e non sarà l’ultima) Olimpiade a regalare episodi del genere. Vediamo i 10 scandali più clamorosi nella storia dei Giochi Olimpici.
Ha sconvolto e sconquassato l’Italia e il mondo della marcia azzurra. Dopo l’oro conquistato nella 50 chilometri a Pechino 2008, facendo sognare ed esultare un paese intero, a Londra 2012 Alex Schwazer – in pieno svolgimento dei Giochi Olimpici – è stato trovato positivo all’Epo. Era il 6 agosto 2012 e quel giorno il mondo della marcia azzurra ha fermato le lancette dell’orologio, ma non per l’ennesima vittoria.
Quel giorno sono stati resi noti i risultati del test effettuato dalla Wada una settimana prima ad Oberstdorf, dove l’atleta si stava preparando per la 50 chilometri di marcia. Schwazer fa delle ammissioni: “Volevo essere più forte per questa Olimpiade. Ho sbagliato, la mia carriera è finita. La mia vita nell’atletica è finita oggi”. Già, con tanti, tantissimi, rimpianti.
I 100 metri di atletica sono da sempre (e lo saranno per sempre) la gara più importante in assoluto dei Giochi Olimpici. Chi vince l’oro in questa disciplina, sarà ricordato in eterno. Ne sappiamo qualcosa noi italiani, impazziti (e increduli) di gioia per l’impresa titanica a Tokyo 2020 di Marcell Jacobs. Ma c’è stato un tempo neanche tanto lontano – era Seul 1988 – nel quale i 100 metri sono stati macchiati di vergogna. Ben Johnson, velocista canadese, in Corea del Sud vince a sorpresa la gara dei 100 metri, battendo il grande rivale Carl Lewis e stabilendo il nuovo record mondiale della specialità con il tempo di 9”79.
Tre giorni dopo, viene trovato positivo al test antidoping. Un’onta devastante: il canadese è imbottito di steroidi anabolizzanti, di quelli che si usano per dopare i cavalli. Ma attenzione: sei degli otto finalisti hanno avuto prima o poi problemi con sostanze dopanti o comunque hanno ammesso di averne fatto uso. Ed ecco perché quelli di Seul sono ricordati come i 100 metri più sporchi della storia.
Succede ovunque, in ogni sport e in ogni disciplina, ma quando viene preparato, risulta indigesto in ogni angolo del globo. Ed è accaduto anche nel badminton femminile. Raccontiamo i fatti: quattro coppie (due coppie coreane, una cinese e una indonesiana), quindi otto donne, vengono cacciate addirittura con infamia perché hanno giocato per perdere. Già, proprio così. Ma niente giro di scommesse clandestine. Lo hanno fatto per questioni di incroci di classifica. Insomma, un biscotto preparato sotto gli occhi spettatori e arbitri. Quest’ultimi, cose dell’altro mondo, che pregavano e atlete di giocare in modo serio.
Anche l’Olimpiade di Montreal 1976 finisce nel mirino. Lo scandalo esplode in pedana per una delle prove del Pentathlon. Il sovietico Borys Onishchenko sembra un vero e proprio fenomeno. Non lo ferma proprio nessuno e tutti i suoi colpi vanno a segno. Applausi e tripudio? Macché, niente di tutto questo. Anzi, i colpi vanno a segno e fin qui ci siamo, ma vanno a segno senza colpire gli avversari. Ed è questo il motivo che spinge i giudici a confiscare la spada. Analisi attenta e sorpresa: all’interno del manico c’è un pulsante che fa accendere il segnalatore della stoccata e “chiama” il punto. Una vera vergogna: qualcosa di inimmaginabile fino a quel momento. Naturalmente, Borys Onishchenko viene squalificato, la Federazione sovietica lo scarica e si dichiara innocente.
Siamo nel Villaggio olimpico di Rio de Janeiro, dell’anno 2016. In sostanza, la tuffatrice brasiliana Ingrid Oliveira (specialità tuffi) viene accusata (e denunciata alla Commissione Tecnica Federale) dalla compagna di stanza Giovanna Pedroso: “Mi ha cacciato dalla stanza per fare sesso con un uomo”, le sue parole. Così Ingrid Oliveira finisce nella bufera, ammette la notte di passione con il canottiere Pedro Gonçalves, ma nega di aver cacciato la collega. Come è finita? Dopo un pianto per tutto il giorno, viene eliminata dalla sua disciplina.
Siamo in Grecia, ad Atene 2004. È una fuga dal doping. Già, proprio così: gli idoli di casa, i velocisti greci Kostas Kenteris (oro nei 200 quattro anni prima a Sydney 2000) e la compagna Ekaterina Thanou (argento a Sydney nei 100 metri), non ne vogliono sapere di sottoporsi ai controlli antidoping. Ed ecco allora che, senza scherzi o invenzioni, decidono di fuggire dai controlli e alla fine sono costretti a ritirarsi. La cosa più incredibile? Prima dell’inizio dei Giochi Olimpici, inscenano un finto incidente in moto per giustificare l’ennesimo test antidoping saltato.
Qui bisogna fare un salto indietro nel tempo. Siamo a Città del Messico 1968. Hans-Gunnar Liljenwall, pentatleta svedese conquistò la medaglia di bronzo della prova a squadre. Ma i suoi valori di etanolo erano sopra la media. “Forse ho bevuto qualche birra di troppo, ma l’ho fatto per tenere a bada i nervi prima della gara”, disse. Naturalmente non fu creduto dal Cio, che ipotizzò l’utilizzo di betabloccanti. E Hans-Gunnar Liljenwall venne squalificato.
Qui il balzo temporale non è impegnativo. Si arriva semplicemente alla penultima Olimpiade, quella di Tokyo 2020 (disputata nel 2021 a causa del covid). Il direttore della cerimonia d’apertura, Kentaro Kobayashi, viene licenziato perché paga il suo passato da comico. E soprattutto una gag di bassissimo livello sugli ebrei, fatta durante uno spettacolo televisivo le cui immagini vennero rilanciate all’inizio dei Giochi di Tokyo. Come si può ben intuire, lo scandalo è clamoroso. Le scuse non bastano, viene rimosso dal prestigioso incarico.
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