Un inizio zoppicante in campionato non può giustificare l’addio prematuro della bandiera giallorossa. Cosa c’è dietro al primo esonero della serie nella stagione 2024/2025
Un trattamento alla Mourinho, in tutto e per tutto, nonostante sia considerato una bandiera giallorossa. Daniele De Rossi è stato rimosso dal suo incarico di allenatore della Roma con modalità molto simili a quelle che avevano coinvolto lo Special One portoghese. La società, sotto la guida della proprietà americana dei Friedkin, ha nuovamente scelto un esonero a sorpresa, questa volta indirizzato a una delle sue storiche bandiere, come ci hanno ormai abituato in questi anni, con tempistiche fulminee e senza preavvisi.
La giornata del 18 settembre 2024, per Daniele De Rossi, era iniziata come tante altre. Alle 7:30 del mattino era già presente a Trigoria, pronto a preparare l’allenamento in vista della sfida contro l’Udinese. In quel momento, non c’era nulla di insolito per il tecnico di Ostia, che stava pianificando con il suo staff le strategie da adottare per la partita imminente. Ma poi, improvvisamente, un invito a salire negli uffici della dirigenza al piano superiore ha cambiato il corso degli eventi. Dan e Ryan Friedkin, i proprietari della Roma, lo avevano convocato per comunicargli la decisione: esonero immediato.
Poco dopo, intorno alle 8, è stato diffuso il comunicato ufficiale del club, con la notizia che si è rapidamente propagata anche tra i giocatori, sorpresi quanto lo stesso De Rossi. Molti di loro erano ancora in macchina diretti a Trigoria e hanno appreso dell’esonero dai social e dalle chat di squadra. La situazione ha creato sconcerto e una sensazione di deja-vu, ricordando quanto accaduto a gennaio con Mourinho.
All’interno del centro sportivo, il clima è stato surreale. Dopo aver ricevuto la notizia, De Rossi ha salutato rapidamente i collaboratori e i dipendenti del club, ha svuotato l’armadietto e ha lasciato il complesso tra gli applausi di una ventina di tifosi presenti. Anche i giocatori, una volta arrivati e appreso dell’allenamento annullato, hanno abbandonato il centro, ma sono stati accolti da alcune proteste da parte dei tifosi, in particolare contro il capitano Lorenzo Pellegrini, visto da alcuni come simbolo delle difficoltà della squadra.
La notizia dell’esonero ha scosso profondamente l’ambiente romanista, generando una valanga di commenti sui social media e nelle radio locali. I tifosi si sono divisi: da una parte c’era chi riconosceva le difficoltà della squadra e i risultati deludenti degli ultimi mesi (una sola vittoria nelle ultime undici partite ufficiali), dall’altra c’era chi non poteva accettare l’ennesimo allontanamento di una figura iconica come De Rossi, già “scaricato” una prima volta dalla Roma nel 2019, quando ancora vestiva i panni del calciatore.
Si vociferava da giorni di tensioni all’interno di Trigoria, con discussioni tra De Rossi, alcuni giocatori e lo staff dirigenziale. Anche se ufficialmente queste voci erano state smentite, era noto che qualche incomprensione sulla gestione di alcuni elementi, come Paulo Dybala e Nicola Zalewski, aveva pesato sul clima interno. Tuttavia, la questione principale rimaneva legata ai risultati deludenti e a un gioco che non riusciva a decollare.
La frattura tra De Rossi e la dirigenza era evidente da tempo, ma nessuno si aspettava una conclusione così rapida e brusca. In molti hanno ricordato una recente dichiarazione di Francesco Totti, che aveva espresso preoccupazione per l’amico, prevedendo un destino simile a quello di Mourinho. E così è stato: De Rossi è stato sollevato dall’incarico senza preavviso, lasciando la squadra in un momento delicato della stagione.
Con l’esonero di De Rossi, la Roma ha virato rapidamente su un nuovo allenatore. Il prescelto è stato Ivan Juric, tecnico croato con un passato recente al Torino e all’Hellas Verona. Juric, noto per il suo approccio pragmatico e la capacità di costruire squadre solide, è stato contattato dalla dirigenza giallorossa nelle ore successive all’esonero di De Rossi. Mentre il suo agente Giuseppe Riso si trovava a Trigoria per definire i dettagli del contratto, Juric era già in viaggio verso Roma, pronto a prendere il timone della squadra.
L’accordo raggiunto prevede un contratto fino al 2025, con un’opzione di rinnovo legata alla qualificazione della Roma alla prossima Champions League. Juric ha superato la concorrenza di tecnici come Thomas Tuchel e Edin Terzic, grazie alla sua esperienza nel campionato italiano e alla sua familiarità con il modulo 3-4-2-1, un sistema di gioco che potrebbe adattarsi bene alla rosa giallorossa.
Juric ha già preso il comando della squadra, dirigendo il primo allenamento nel pomeriggio dello stesso giorno, con l’obiettivo di preparare la sfida contro l’Udinese e rilanciare la stagione della Roma. Il croato diventa così il quarto allenatore dell’era Friedkin, dopo Paulo Fonseca, José Mourinho e Daniele De Rossi.
La sfida che attende Juric non è delle più semplici. La Roma è reduce da un periodo di risultati altalenanti, con una squadra che ha faticato a trovare continuità e identità. Il malumore all’interno del gruppo, unito alle aspettative sempre alte della piazza romana, rappresentano un banco di prova importante per il nuovo tecnico.
Per i Friedkin, la scelta di Juric rappresenta una scommessa: affidarsi a un allenatore capace di imprimere disciplina e organizzazione, ma anche di rilanciare la squadra in una stagione che potrebbe sembrare già compromessa. L’obiettivo dichiarato è la qualificazione alla Champions League, un traguardo non impossibile per il valore della rosa dei giallorossi, che resta cruciale sia dal punto di vista sportivo che economico.
Nel frattempo, i tifosi aspettano con trepidazione il ritorno all’Olimpico. La prossima partita casalinga contro l’Udinese capolista a sorpresa sarà un banco di prova non solo per Juric, ma anche per la stessa proprietà, che dovrà affrontare le inevitabili contestazioni di una parte della tifoseria, ancora scossa dall’addio di De Rossi. Se la squadra non riuscirà a invertire la rotta, la tensione potrebbe salire ulteriormente, rendendo il clima intorno alla squadra ancora più incandescente. Per De Rossi, l’esonero rappresenta una nuova battuta d’arresto nella sua giovane carriera da allenatore. Ma conoscendo la sua determinazione, è probabile che questa non sarà la fine del suo percorso nel mondo del calcio.
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